MILANO (WSI) – Agitazione sul forex: dopo la decisione del nuovo governo Macri di eliminare il cambio fisso tra il dollaro e il peso, dicendo basta ai controlli sul mercato valutario, la valuta argentina ha sofferto un tonfo -30%, scivolando da 9,8 sul dollaro a quota 13,8. Occorre fare un passo indietro per capire quanto sta accadendo.
Mauricio Macri, presidente argentino entrato in carica appena una settimana fa, ha lanciato una serie di ambiziose sfide economiche; parlando di un paese come l’Argentina non poteva che essere così.
Dopo il default del 2002, gli interventi dirigisti dei governi che l’hanno preceduto, l’inflazione al 25% e una pericolosa crisi di sfiducia, Macri ha deciso di lanciare una ricetta all’insegna del liberismo economico per riconquistare la fiducia dei mercati internazionali. “La fine del populismo”: titolava in merito l’Economist all’indomani della vittoria.
Tra le prime grandi novità che Macri ha annunciato, la libera fluttuazione, appunto, del peso argentino, dopo che per anni e fino alla sua sconfitta nelle presidenziali l’ex presidenta Cristina Fernández de Kirchner, in accordo con la banca centrale, aveva imbrigliato i movimento della valuta.
Lasciar fluttuare il cambio, era stato calcolato, avrebbe portato il livello a 14,2: una svalutazione circa del 30%. Detto fatto, con il peso che si è avvicinato ai valori che ha sul mercato nero.
La mossa, comunque, potrebbe essere spaventosa per un Paese che, già ora, è in piena iperinflazione. “Chi vuole importare lo potrà fare, così come chi vuole comprare dollari”, ha affermato il ministro delle Finanze, Alfonso Prat-Gay, annunciando le conseguenze dell’abolizione sui controlli valutari.
Secondo Jorge Mariscal, chief investment officer per i mercati emergenti presso Ubs (New York) questa mossa nel breve periodo comporterà una svalutazione anche superiore al 30%, cui dovrebbe seguire un pronto recupero in quanto “ci sono molti soldi argentini in attesa di tornare indietro una volta ristabilita una certa credibilità” del paese.
Non sorprende che, tuttavia, la popolazione sia più spaventata dalle conseguenze sui prezzi dei beni di consumo di questo riassetto massivo del cambio. Mentre il ministero delle Finanze conta di gestire la questione con i nuovi arrivi di capitali (si parla di 15-25 miliardi di dollari), resterà da vedere se i timori dell’uomo comune adesso di materializzeranno.