MILANO (WSI) – I tempi di magra per i prezzi del petrolio, che lunedì scorso hanno toccato i minimi degli ultimi 11 anni, stanno inducendo alcuni trader ad assicurarsi opzioni put a livelli ancora più bassi per il prossimo anno. Questo tipo di contratto, che consente la vendita a tempi e prezzi prestabiliti, viene stipulato a 30, 25, 20 e perfino 15 dollari al barile: vale a dire che renderà a ciascun trader, solo se i prezzi del petrolio, nella data stabilita, saranno più bassi di tali soglie.
Le ragioni per scommettere in discese ulteriori non mancano. L’Opec ha già oltrepassato i limiti sulla produzione giornaliera, l’Iran ha anticipato il ritorno sui mercati, mentre il recupero della produzione in paesi come la Russia continuano a far pensare a un’eccesso globale di greggio destinato a continuare. Inoltre, è di poco fa l’ennesimo report dell’Opec, che prevede un calo della domanda per il suo petrolio crude fino alla fine del decennio, ovvero fino al 2020, sebbene in modo meno ripido rispetto a quanto atteso.
Il cartello dei paesi esportatori di petrolio stima una offerta di 30,7 milioni di barili al giorno entro la fine del decennio, stando a quanto reso noto nel suo World Oil Outlook: si tratta di una quantità superiore di 1,7 milioni di barili rispetto a quella stimata lo scorso anno, ma inferiore di 1 milione di barili rispetto a quanto offerto a novembre. L’Opec ha scritto:
“Sebbene i prezzi più bassi del petrolio stiano continuando ad alimentare in qualche modo la crescita della domanda, il loro impatto sembra essere limitato da altri fattori. La rimozione dei sussidi e i controlli sui prezzi dei prodotti petroliferi in vigore in alcuni paesi, insieme ai miglioramenti in atto sul lato dell’efficienza, sono tutti fattori che probabilmente limiteranno la crescita della domanda di petrolio”.
“Ci aspettiamo che la sovraproduzione [di petrolio] continuerà anche l’anno prossimo”, ha scritto in una nota Jeffrey Currie, a capo della divisione di ricerca sulle commodities di Goldman Sachs, il rischio, si legge più oltre, è che i prezzi possano ridursi fino a 20 dollari al barile e costringere tagli della produzione se il clima mite continuerà a deprimere la domanda.
La quantità di 30,7 milioni di barili al giorno prevista per il 2020 è inferiore di 300.000 barili al giorno rispetto a quella richiesta per quest’anno.
L’Opec ritiene che i prezzi saliranno in media, nel 2020, a un valore nominale di $80, e a $70,70 su base reale. Lo scorso anno aveva anticipato prezzi nominali di $110 e livelli reali di $95,40.
E’ opportuno precisare che le opzioni put che fanno squillare gli allarmi sulle aspettative del mercato sui prezzi futuri possono essere contratte non solo per fini speculativi, ma anche per bilanciare il rischio di un portafoglio molto esposto a titoli azionari come quelli delle compagnie petrolifere. Inoltre i volumi dei contratti più stupefacenti, opzioni su 15 dollari al barile, restano contenuti (640mila barili), sebbene la tendenza verso la crescita sia netta. Il benchmark attuale si attesta a 36 dollari al barile, secondo i dati del New York Mercantile Exchange e del U.S. Depository Trust & Clearing Corp. West Texas Intermediate, vale a dire poco al di sotto del livello odierno del petrolio Wti (36,47).
Fonte: Bloomberg