Quei verbali manipolati di Banca Etruria. Mentre è nuova beffa per i risparmiatori truffati
AREZZO (WSI) – Irregolarità gravi sono quelle che gli ispettori di Bankitalia hanno rilevato nei confronti dei vertici di Banca Etruria, l’istituto che insieme a Banca Marche, Cariferrara e Carichieti è stato salvato dal decreto del Governo mandando in fumo i risparmi di migliaia di piccoli risparmiatori.
Uno di essi, il pensionato Luigino D’Angelo, dopo aver perso oltre 100mila euro investiti in obbligazioni subordinate di Banca Etruria, si è tolto la vita. Da qui la procura di Arezzo, guidata da Roberto Rossi e il pm di Civitavecchia Alessandra D’Amore hanno aperto inchieste relative per far luce sulle responsabilità nel dissesto della banca da cui è scaturito il gesto estremo del pensionato.
Così Bankitalia ha avviato un ispezione della sede di Banca Etruria, prendendo in esame ogni aspetto patrimoniale dell’istituto di credito e valutando la cause del buco nei bilanci che ha toccato quota 3 miliardi di euro e su quanto non si è fatto per tentare di arginare le perdite. E soprattutto sulla volontà dei vertici di Etruria di nascondere la verità. Si parla espressamente di verbali manipolati per nascondere la verità e di numeri falsi riguardo alle sofferenze. E salta di nuovo il nome del padre del ministro Maria Elena Boschi.
“Le analisi ispettive hanno posto in luce significative carenze nella gestione documentale delle partite deteriorate. L’Internal audit ha sottoposto a verifica un campione di «sofferenze» di importo inferiore a 50mila euro e di «incagli».. È emerso che: con riferimento alle «sofferenze» il 57 per cento dei rapporti (307 posizioni su 539) non risultava allineato alla policy aziendale di svalutazione vigente fino al 29 dicembre 2014; per quel che riguarda gli «incagli», il 20 per cento dei rapporto (53 su 264) era da riclassificare a sofferenza mentre, con riguardo alle rettifiche di valore, il 37 per cento (98 posizioni) non risultava allineato alle regole interne”.
Di fatto, i funzionari di Bankitalia rilevano che:
“L’assenza di qualsiasi verbalizzazione delle attività svolte dalla Commissione consiliare informale (composta dal presidente Lorenzo Resi, dai vicepresidenti Alfredo Berni e Pierluigi Boschi, e dai consiglieri Felice Santonastato, Luciano Nataloni e Claudio Salini) ha concorso a rendere poco trasparente il percorso decisionale”.
Una situazione poco chiara che necessita di ulteriori approfondimenti, mentre i piccoli risparmiatori truffati dalle quattro banche attendono il loro risarcimento.
Le strade da percorrere sono due: sperare che i liquidatori delle quattro banche dissolte riescano a prendere qualcosa agli ex vertici delle 4 banche in default o affidarsi al Fondo di Solidarietà introdotto dalla Legge di Stabilità. Le nuove banche nate dopo la risoluzione non possono (e qui sta la beffa) essere ritenute responsabili e quindi azionisti e obbligazionisti devono valutare le altre opzioni per recuperare quanto dovuto.
Non tutti potranno però affidarsi al Fondo di solidarietà voluto dalla Legge di Stabilità visto che nelle intenzioni del governo il fondo dovrebbe intervenire solo a favore dei risparmiatori più deboli e dopo il giudizio di un arbitrato. Ma si attende il decreto dei ministri dell’economia e della Giustizia per stabilire tutti i criteri di accesso e i limiti di intervento del Fondo. Altra soluzione è la vendita dei crediti in sofferenza della banche dissolte rilevati da una società speciale, un bad bank ma il governo è scettico.