MILANO (WSI) – Lo Stato Islamico nella sua natura ha sorprendenti sovrastrutture organizzative tali da renderlo simile, in molti aspetti, a una vera entità statale; molti dettagli di questa struttura sono emersi in alcuni documenti entrati in possesso delle forze speciali statunitensi in seguito a un raid compiuto a maggio, azione nella quale il principale funzionario economico dell’Isis, Abu Sayyaf, è stato ucciso.
Reuters riporta alcune delle rivelazioni di queste carte nelle quali vengono menzionati i dipartimenti di gestione dei “bottini di guerra” (fra cui schiavi e sfruttamento di risorse naturali), che rendono l’Isis un apparato complesso in grado di “amministrare” larghe porzioni di Siria e Iraq.
Brett McGurk, l’inviato speciale della presidenza Usa per la coalizione anti-Isis, ha dichiarato che sono venuti fuori “il livello di burocratizzazione, organizzazione, i diwan, i comitati”.
Un diwan, ad esempio equivale a una specie di ministero che gestisce le risorse naturali, lo sfruttamento dei reperti archeologici. Un altro diwan è invece responsabile della gestione dei bottini di guerra.
Secondo Aymenn al-Tamim, del think-tank Middle East Forum:
“Lo Stato Islamico è investito della statalità e nell’immagine del Califfato più di ogni altra impresa jihadista. Così un’organizzazione formale, al di là dell’esserci nella pratica nel momento in cui controlla così tanti territori contigui e importanti città, si rinforza anche dell’immagine dello stato”
I documenti mostrano anche uno Stato Islamico molto attento ai dati quando si parla di gestione del petrolio e del gas.
Tutto in un contesto in cui vengono fuori anche le rivalità e i contrasti fra funzionari, che sono tipici di qualsiasi altra burocrazia. Allo stesso tempo si leggono le norme religiose che regolano questioni come lo stupro o il trattamento dei prigionieri femminili; addirittura viene stabilito quando è legittimo che un figlio rubi dal padre per pagarsi la guerra santa.
Per quanto riguarda le schiave, nel segno dichiarato di un trattamento sia gentile sia crudele, viene prescritto che non debbano essere separate dai propri figli, ma, altrove, viene concesso ai combattenti di avere amplessi con le prigioniere. L’utilizzo delle fatwe sembra sia un ulteriore mezzo di legittimazione statuale, tanto che le medesime regole sono applicate non solo nei territori fra la Siria e l’Iraq, ma anche in altre zone affiliate in Africa, Sinai e Asia del sud.
Fonte: Reuters