MILANO (WSI) – Un referendum per abolire la riserva frazionaria: è quanto accadrà in Svizzera dopo la vittoriosa raccolta delle firme che ha certificato l’adesione di oltre 110mila persone. Il referendum, confermato dal governo federale, mira a garantire alla sola banca centrale il potere di emettere moneta, differentemente da quanto accade nelle moderne economie di mercato.
Infatti le banche private, attraverso i prestiti, di fatto concorrono alla creazione di moneta poiché sono tenute a mantenere un rapporto solamente frazionario fra i propri depositi e i crediti che erogano. Tale rapporto in Europa, ad esempio, è del 2%. Il risultato è che gran parte della moneta, quella elettronica, non è emessa direttamente dalla banca centrale, bensì dal sistema bancario privato attraverso il fenomeno del moltiplicatore monetario. Nel caso svizzero la moneta elettronica è superiore al 90% del totale.
Fautore del referendum è il Movimento svizzero per la moneta sovrana, che intende togliere il potere di speculazione da parte delle banche private imponendo un rapporto di riserva pari al 100%, il che comporterebbe che ciascuna banca potrebbe erogare solo crediti non superiori ai depositi propri o di altre banche; e, pertanto, non potrebbe creare altra moneta.
Precludere alle banche private questa possibilità, secondo i promotori, impedirebbe il presentarsi di bolle conseguenti a flussi abnormi di credito. Negli anni Trenta alcuni economisti, tra cui Irving Fisher, erano dello stesso avviso.
La banca centrale svizzera è stata fondata nel 1891 con uno statuto che le attribuisce il monopolio dell’emissione della moneta, tuttavia, con l’avvento dell’economia moderna, tale prerogativa di fatto non è stata rispettata. La scelta di abolire la riserva frazionaria è già stata presa dall’Islanda, che dopo il crac del suo sistema bancario nel 2008, ha disposto questo provvedimento per evitare gli eccessi del passato.