Giornalisti schiavi degli editori? Renzi nega, “come aveva fatto con la Rai”
ROMA (WSI) – Giornalisti italiani schiavi degli editori? La questione è stata il pomo della discordia tra il premier Matteo Renzi ed Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine dei giornalisti, che ha aperto la conferenza stampa del presidente del Consiglio. Iacopino ha parlato chiaramente delle condizioni di “schiavitù” imposta da alcuni editori a diversi cronisti in Italia e del problema delle basse retribuzioni. Renzi non ha condiviso le parole, affermando che non c’è “schiavitù o barbarie in Italia”. Alla fine dell’intervento di Renzi, Iacopino ha ripreso la parola, affermando in modo molto secco:
“Ora siamo tutti più sereni perchè apprendiamo che con 4.900 euro all’anno ( che equivale al compenso che viene previsto per diversi precari ) oggi si vive bene in Italia”.
Nuovo botta e risposta, con Renzi che ha affermando che i termini di barbarie e schiavitù possono essere utilizzati solo in casi estremi, come quelli di donne in catene e altre situazioni drammatiche. Ma di nuovo Iacopino ha risposto:
“Una barbarie più grande non annulla un’altra barbarie. Per lei presidente una pensione di 3mila euro al mese non è una pensione d’oro, per me 4.900 euro all’anno sono schiavitù. Abbiamo opinioni diverse”.
La questione è stata ripresa dal segretario e presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti insieme al Segretario Usigrai Vittorio di Trapani. In un comunicato hanno ricordato l’auspicio di Renzi, quello di “un 2016 all’insegna della libertà di informazione”. Aggiungendo:
“È quello che auspichiamo anche noi. Ci auguriamo che questa volta Renzi non voglia smentire se stesso come ha fatto con la Rai, quando dopo aver promesso di restituirla ai cittadini, in realtà l’ha portata ancora di più sotto il controllo del governo”.
“Cogliamo quindi l’occasione per un promemoria per le prossime slide: 1) una norma contro le querele temerarie; 2) una legge sulla diffamazione, che abolisca il carcere e renda effettivo il diritto dei cittadini a essere informato; 3) nuove regole per i conflitti di interessi; 4) riforma radicale dell’Ordine dei Giornalisti; 5) rinnovo della Concessione 2016 insieme alla riforma complessiva della Rai Servizio Pubblico”.
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