NEW YORK (WSI) – La prima seduta del 2016 è anche la peggiore in nove anni per la piazza finanziaria della Cina. La fine del divieto di vendere titoli imposto ai grandi azionisti ha gettato nel panico le Borse cinesi, con l’indice di Shanghai che ha chiuso anticipatamente per eccesso di ribassi.
Quando in Cina l’azionario CSI 300, che comprende le maggiori società quotate a Shenzen e Shanghai, ha perso il 5%, è stato imposto lo stop automatico alle contrattazioni di Borsa. Shanghai ha finito per perdere il 6,9% e l’indice small-cap di Shenzen l’8,2%.
Sui corsi azionari in Cina gravano anche le notizie giunte dal fronte macroeconomico. Il settore manifatturiero ha perso quota per il quinto mese di fila. L’indice Caixin/Markit Pmi è calato a 48,2 punti in novembre dopo i 48,6 registrati a novembre.
L’anno scorso a un certo punto i mercati finanziari della Cina hanno anche visto un risultato negativo di -45% su anno. Il governo di Pechino è dovuto intervenire, introducendo diverse misure straordinarie per fermare la caduta dei prezzi di Borsa, tra cui un programma di acquisto di titoli azionari orchestrato dalle autorità statali.