ROMA (WSI) – L’Italia deve smettere di presentarsi sempre col cappello in mano innanzi all’Europa; lo storytelling del presidente del Consiglio, Matteo Renzi è sempre lo stesso. Mentre Ferrari si appresta a fare il suo sbarco a Piazza Affari, dopo l’Ipo a Wall Street, il Presidente ripercorre in un’intervista a La Stampa la serie di dissapori che hanno caratterizzato il dibattito fra i Paesi europei, cercando come sempre di ridimensionarne la portata:
Non ci sono contenziosi o problemi personali: ci sono solo questioni politiche e di regole che, come è giusto che sia, devono valere o per tutti o per nessuno. L’Italia ha avuto per anni problemi con l’Europa: direi dai tempi del rispetto dei parametri di Maastricht per entrare nell’euro, passaggio rispetto al quale Prodi e l’Ulivo fecero un lavoro gigantesco. Oggi, però, non è più così: l’Italia è tornata e mantiene gli impegni, anche se qualcuno non si è ancora liberato dell’ansia italica dei compiti da fare a casa.
Fra i punti critici che hanno surriscaldato il rapporto fra Italia e Europa si sono susseguiti il rinvio in primavera della Legge di Stabilità, in pericolo di sforamento delle regole di bilancio; la procedura d’infrazione contro l’Italia per non aver assicurato l’effettivo rilevamento delle impronte digitali dei richiedenti asilo; oppure l’opposizione dell’Ue all’utilizzo del Fondo interbancario della tutela dei depositi per lenire le asperità del salvataggio dei quattro istituti bancari regionali.
Renzi il mese scorso aveva ribadito davanti ai leader del Pse che la governance europea deve evolvere in senso più espansivo e orientato all’occupazione, superando l’egemonia tedesca in chiave più collegiale. Il premier schiva così quanti vedano in questi attacchi una reale tensione con la Cancelliera tedesca Angela Merkel:
Nessuna polemica tra me e Angela. Io ho solo fatto delle domande: per esempio, se i gasdotti vanno bene quando sono fatti nell’Europa del nord e meno bene quando si ipotizza di farli al sud. Oppure se la flessibilità possono praticarla alcuni paesi mentre altri no.
E poi prosegue sulla procedura d’infrazione per l’intervento pubblico sul caso dell’Ilva di Taranto:
Che qualcuno amerebbe veder chiudere Taranto, è cosa nota: ma non lo accetteremo. Per l’Italia è finito il tempo della paura: rispetto per tutti ma paura di nessuno. E diciamo una parola chiara sulla Germania: su alcune cose abbiamo da imparare, da copiare. Ma quel che non mi piace, qui da noi, è una certa subalternità psicologica che ormai trovo surreale
Fonte: La Stampa