Economia

Italia sull’orlo della deflazione, minimi di mezzo secolo

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ROMA (WSI) – In Italia il tasso medio di inflazione in tutto il 2015 è sceso ai minimi in oltre mezzo secolo. Nel 1959 l’Italia si trovava in una fase di deflazione con un tasso negativo dello 0,4%. Il 2015 (chiuso in media con un risultato di +0,1%) è il terzo anno consecutivo in frenata per i prezzi al consumo. In Eurozona invece i valori sono rimasti fermi.

La stima flash ha mostrato un andamento stabile a 0,2% su base annuale in dicembre. Seppur identico al risultato di novembre, il dato delude le stime. In media le speranze erano per una variazione positiva dello 0,3%-0,4% in una regione afflitta da tempo da prezzi al consumo sottomessi.

Questo elemento – i prezzi al consumo bassi – potrebbe aprire la strada a nuove misure di stimolo monetario da parte della Bce di Mario Draghi per alimentare la crescita economica e l’inflazione. Nell’ultimo mese dell’anno non è stato solo il calo dei prezzi del petrolio a contribuire all’andamento sottotono dell’inflazione, bensì anche al rallentamento dell’inflazione di alimentari e servizi.

Sui mercati valutari, l’euro ha perso terreno dopo la pubblicazione delle cifre macro. Contro il dollaro è al momento in calo di mezzo punto percentuale a 1,076 dollari. Anche se l’inflazione resta molto debole nell’area euro, i numeri potrebbero non essere abbastanza brutti da spingere la Bce a imporre nuove misure di stimolo monetario, secondo Teunis Brosens, strategist di ING. L’inflazione core – depurata dagli elementi volatili come cibo ed energia – è rimasta invariata allo 0,9% in dicembre.

Dati inflazione Eurozona a dicembre

Tornando all’Italia, secondo le stime preliminari l’indice armonizzato Ipca è sceso dello 0,1% rispetto a novembre ed è aumentato rispetto a gennaio 2015 dello 0,1%, a fronte del +0,2% registrato nel mese precedente. Il tasso di crescita medio annuo relativo al 2015 è stato pari a +0,1%, (da +0,2% del 2014). L’inflazione è invece rimasta stabile su base mensile e è cresciuta dello 0,1% su base annuale.

Il risultato, spiega l’Istat, è dovuto al “bilanciarsi di spinte contrapposte“: da una parte l’accelerazione della crescita dei prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,9%, da +0,6% di novembre) e l’ulteriore riduzione dell’ampiezza della flessione dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati (-8,8%, da -11,2% di novembre); dall’altra l’inversione della tendenza dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (-1,7%, da +0,6% di novembre) e il rallentamento della crescita di quelli degli Alimentari non lavorati (+2,2%, da +3,2%)

A dicembre l’inflazione di fondo si è ridotta al livello di +0,6% dal +0,7% del mese precedente; al netto dei soli beni energetici si attesta a +0,7% (da +0,8% di novembre). I prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto diminuiscono dello 0,2% su base mensile e sono fermi su base annua (era -0,1% a novembre).

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