Alert Saxo Bank: anno difficile per i bond societari
In uno scenario che non ha ancora dimenticato la crisi del credito, i mercati globali dei bond potrebbero crollare se le politiche della Federal Reserve dovessero rivelarsi troppo aggressive in materia di incremento dei tassi.
Gli investitori dovrebbero prestare attenzione ai segnali di pericolo che si affacciano all’orizzonte. Il rischio di un tracollo globale nei corporate bond non è elevato ma c’è, come afferma Simon Fasdal, Head of Fixed income di Saxo Bank. “L’incremento dei tassi da parte della Federal Reserve – commenta Fasdal – potrà giocare un ruolo cruciale. La Yellen fonderà la politica dei tassi sui dati economici e questo approccio di laissez-faire presenta un quadro frammentato difficile da interpretare da parte degli investitori. Se infatti l’incremento dei tassi dovesse essere più aggressivo del previsto, potrebbe portare a un importante sell-off nei corporate bond nel momento in cui gli investitori chiedono maggiori ritorni”.
Un altro segnale pericoloso è la liquidità nel mercato dei bond che ora è criticamente bassa. La situazione potrebbe portare a ritrovarci da capo nel 2008, quando il mercato creditizio è crollato precedentemente alla crisi finanziaria. “La liquidità è a un livello bassissimo da molto tempo. E questo è causato dalle più rigide normative applicate alle banche e alle istituzioni finanziarie”, prosegue Fasdal.
“Moltissimi operatori hanno ridotto le operazioni di trading sui bond. E’ esemplare in tal senso il ritiro di Credit Suisse, uno dei principali dealer nei titoli di stato europei. Il risultato della riduzione del bilancio e del trading dei titoli da parte delle istituzioni finanziarie è che abbiamo perso l’air-bag. Se guardiamo alla turbolenza come risultato dell’incremento dei tassi, la caduta dei prezzi sarà più ampia del normale, dal momento che, semplicemente, non ci saranno più acquirenti sul mercato”.
L’illiquidità rimane un problema costante per un mercato dei bond che è cresciuto considerevolmente in volume nel corso degli anni scorsi. Il mercato dei bond statunitense è tra i più grandi del mondo e ha visto le sue dimensioni crescere da 24 trilioni di dollari nel 2014 a 39,5 trilioni di dollari a metà 2015.
“Tassi di interesse estremamente convenienti – conclude Fasdal – hanno causato una crescita esplosiva nell’emissione dei corporate bond. Il buy-side principalmente è fatto di hedge funds e fondi comuni che rendono la proprietà dei titoli più concentrata che mai. Si può anche dire che il mercato attuale è troppo simmetrico e pertanto alquanto vulnerabile e fragile. Per questo noi di Saxo Bank ci sentiamo di consigliare agli investitori una certa cautela del trading di ETF e di altri prodotti finanziari, in particolar modo se gli asset sottostanti sono posizionati sui bond ad alto rendimento. La turbolenza del mercato potrebbe infatti portare ad ulteriori chiusure di fondi, come abbiamo visto nel caso di Third Avenue Management”.
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Finale negativo a Piazza Affari. Acquisti su Generali e Mediobanca, arretrano Prysmian e Stmicroelectronics
A Wall Street si apre una settimana in ribasso dopo il rally post-elettorale. Jerome Powell, presidente della Federal Reserve, ha dichiarato che non c’è fretta di ridurre i tassi di interesse, mentre l’inflazione persiste. Con la prossima riunione della Fed in vista, le probabilità di un ulteriore taglio dei tassi sono diminuite. Gli indici Dow Jones, S&P 500 e Nasdaq aprono tutti in calo, mentre il prezzo del petrolio Wti scende.
Le vendite al dettaglio negli Stati Uniti hanno registrato un incremento dello 0,4% a ottobre, raggiungendo i 718,9 miliardi di dollari. Questo risultato ha superato le attese che erano di un +0,3%, consolidando un aumento del 2,8% rispetto allo scorso anno. Escludendo veicoli e carburanti, la crescita è stata dello 0,1%.
Le borse della Cina continentale chiudono in calo per il secondo giorno consecutivo, con investitori incerti sull’efficacia delle recenti misure di stimolo economico di Pechino. Nonostante le vendite al dettaglio siano aumentate del 4,8% a ottobre, la produzione industriale ha deluso le aspettative, crescendo solo del 5,3%.