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Scienziati: bloccare l’avanzata dell’Alzheimer forse è possibile

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NEW YORK (WSI) – Moderare le infiammazioni cerebrali potrebbe essere la chiave per trattare e prevenire l’Alzheimer: lo suggerisce uno studio condotto dall’Università di Southampton, Inghilterra. Da una serie di esperimenti condotti dagli studiosi, la limitazione delle neuroinfiammazioni sembra avere il potere di proteggere dai cambiamenti nella memoria e nel comportamento tipici del malato di Alzheimer, una patologia che colpisce nel mondo oltre 35 milioni di persone, e circa un milione solo in Italia.

Già da precedenti ricerche era emerso che infiammazioni croniche, causate dall’iperattività del sistema immunitario, fossero strettamente collegate con l’Alzheimer. Questi nuovi studi suggeriscono che, più che una conseguenza della patologia, tali infiammazioni siano, piuttosto, una delle principali cause scatenanti.

Secondo il dottor Diego Gomez-Nicola, il principale autore dello studio, si è “mostrato un modo per attaccare la malattia, ora è il momento di progredire con l’impostazione clinica”.

In un esperimento condotto dagli studiosi ciò che si osserva è che, messi a confronto i due tessuti cerebrali, quelli “sani” e quelli dei soggetti colpiti da Alzheimer, questi ultimi presentano più elevati livelli di microglia (cellule non neurali che si occupano della prima e principale difesa immunitaria attiva nel sistema nervoso centrale). La quantità anomala di tali cellule suggerisce agli scienziati la presenza di infiammazioni cerebrali.

Attraverso la somministrazione di un inibitore alla proliferazione delle cellule della microglia, operata su alcuni topi, gli studiosi hanno osservato che la malattia si stabilizzava nel momento in cui il numero di queste cellule veniva contenuto.

“Il prossimo passo sarà lavorare in modo ravvicinato ai nostri partner nell’industria per trovare un metodo e una sostanza appropriata per i test, per vedere se funziona anche negli umani”, ha concluso Gomez-Nicola.