ROMA (WSI) – Gli attacchi informatici sono sempre più temuti dalle aziende, per le quali nei prossimi dieci anni saranno di gran lunga il principale fattore di rischio per il business.
Il Risk Barometer 2016 redatto da Allianz mostra una crescita costante e pronunciata del rischio percepito del cyber-crime, delle fughe di dati, dei fallimenti dell’IT: fino a tre anni fa tali rischi erano al 15esimo posto nell classifica generale, mentre quest’anno sono addirittura in top 3. Rispetto all’anno scorso la crescita di questa minaccia per le imprese è salita di 11 punti percentuali.
Una questione ben supportata dai dati reali, che dicono che il solo cyber-crime produce nel mondo danni pari a 445 miliardi di dollari, metà dei quali solo nelle economie più vaste. Secondo i sondaggi effettuati dalla compagnia assicurativa le imprese temono, come conseguenza dei “cyber incidents”, soprattutto le perdite nella reputazione (69% degli intervistati), seguite dalle interruzioni nel business (60%) e dalle richieste di risarcimento conseguenti alle fughe di dati (52%).
Jens Krickhahn, practice leader per Allianz spiega così l’alta posta in gioco relativa ai cyber-incidenti:
Gli studi mostrano che, in media, alle imprese occorrono 90 giorni per scoprire un hacking a loro danno. Spesso l’incidente è identificato non dall’azienda, ma dal cliente o da altri stakeholder; il che è un’altra ragione per cui i rischi del mondo digitale pongono serie minacce alla reputazione di un’azienda. Il fatto che la perdita venga riconosciuto solo quando un attacco ha già avuto luogo significa che tutto ciò che le imprese possono fare e prevenire danni ulteriori. […] La gestione del rischio del mondo digitale deve essere parte integrante di qualsiasi risk management strategy aziendale.