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Mps: sotto accusa l’ex presidente Mussari

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MILANO (WSI) –  Nuova bufera per il Monte dei Paschi di Siena. La procura di Milano ha emesso il decreto di chiusura indagini e ha messo sotto accusa gli ex vertici del MPS, il presidente Giuseppe Mussari e Antonio Vigni, l’ex direttore generale  colpevoli, secondo la procura milanese di aver occultato documenti riguardanti operazioni con Mediobanca e Net Insurance al consiglio di amministrazione della banca senese e alle autorità di vigilanza, Bankitalia e Consob.

I documenti riguardavano la reale natura dell’operazione Chianti Classico,  ossia la vendita e il riaffitto nel 2010 di oltre 680 filiali della banca al consorzio Perimetro , un  consorzio finanziato dalla stessa Mps che permise all’istituto senese di realizzare una plusvalenza di 40 milioni di euro  e oltre.

Mussari e Vigni nascosero al cda, collegio sindacale, alla funzione compliance della banca, ma anche al revisore Kpmg e ad un perito esterno, l’esistenza di due side letter del 2010 siglate con Mediobanca, controparte nell’operazione Chianti Classico. Un’operazione che Mps aveva messo a punto già nel 2009 ma che per i dubbi avanzati dalla Banca d’Italia fu rinviata di 1 anno. Sei mesi dopo la conclusione dell’operazione, la procura di Milano rivela che la stessa Banca d’Italia aveva continuato a premere sul Monte dei Paschi fino a luglio 2011 per avere una relazione controfirmata dei revisori per stabilire se l’operazione era stata un vendita vera  e propria.

Nel decreto di chiusura indagine, emerge anche che l’ex presidente Giuseppe Mussari e l’ex direttore Antonio Vigni occultarono l’acquisto di contratti derivati siglati a dicembre del 2010 con la compagnia Net Insurance per l’acquisto di parte del capitale del consorzio Perimetro e lo stesso che avrebbe venduto e affittato le oltre 680 filiali della banca.

L’accusa per entrambi gli ex dirigenti del Mps  è di aver conseguito per sé e altri un profitto ingiusto. Come si legge nel decreto di chiusura indagini:

“L’intenzione (di Mussari e Vigni ndr) di ingannare i soci per conseguire per sé e per altri un ingiusto profitto, esponendo nei bilanci, nelle relazioni e nelle altre comunicazioni sociali, fatti materiali non rispondenti al vero, causando così ad Mps un danno patrimoniale di rilevante entità”.