NEW YORK (WSI) – Chiusura in territorio positivo per Wall Street, grazie alle parole di Mario Draghi ma anche per via del rimbalzo delle quotazioni petrolifere. Il governatore della Banca centrale europea – che oggi ha lasciato fermi allo 0,05% i tassi di riferimento – ha detto che i tassi “saranno bassi o in calo per un periodo di tempo prolungato”. E alla luce di un aumento di rischi al ribasso, Draghi ha affermato che e’ possibile una revisione della politica monetaria nella prossima riunione di marzo.
Nel finale, il Dow segna +0,74% a 15.882 punti, lo S&P 500 +0,52% a 1.868 punti mentre il Nasdaq riduce i guadagni a un lieve +0,01% a 4.472 punti.
Intanto, il petrolio al Nymex chiude la seduta con il maggiore balzo da tre mesi. Il contratto a marzo ha aggiunto 1,18 dollari, il 4,2%, a quota 29,53 dollari al barile. Nel durante era arrivato a correre del 6% portandosi sopra i 30 dollari al barile. Una chiusura sopra i 30 dollari al barile sarebbe stata significativa. Non sono mancate tuttavia le pressioni al ribasso. Le scorte settimanali in Usa sono salite piu’ delle stime (di quasi 4 milioni di barili contro attese per un incremento di 2,3 milioni). Il dato ufficiale e’ pero’ inferiore a quello calcolato dal gruppo privato American Petroleum Institute, che ieri aveva annunciato scorte in rialzo di 4,6 milioni di barili.
La produzione Usa, che aveva raggiunto un picco pari a 9,7 milioni di barili al giorno lo scorso aprile, e’ rimasta alta anche se stabile intorno ai 9,2 milioni di barili. Ci sono poi preoccupazioni per la Cina, il secondo maggiore importatore di greggio dopo gli Usa. Un suo rallentamento rischia di minare la domanda di greggio in un mondo caratterizzato da scorte in eccesso.
In generale, l’indice delle 30 blue chip e l’S&P 500 rischiano di archiviare il peggiore mese dal febbraio 2009. I due indici e il Nasdaq restano in correzione con il Dow tornato sui minimi dello scorso agosto, l’S&P 500 su quelli dell’aprile 2014 e il Nasdaq su quelli dell’ottobre del 2014.
Dal fronte macroeconomico, il numero di lavoratori che per la prima volta hanno fatto richiesta per ottenere i sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti e’ cresciuto la settimana scorsa ai massimi di sei mesi.
Nello sfondo restano i timori di un rallentamento dell’economia in Cina – e dell’incapacità del governo di Pechino attuare le riforme strutturali necessarie – il crollo del petrolio e la ripresa mondiale che inizia a traballare. In Europa intanto lo spauracchio deflazione è stato affiancato negli ultimi giorni dalla paura che la crisi del settore bancario italiano possa rappresentare una sorta di nuova tragedia greca.
Considerato le attuali turbolenze finanziarie ed il basso livello di inflazione, il vice direttore del FMI Zhu ha consigliato alla Federal Reserve di essere cauta nel processo di rialzo dei tassi. In caduta libera le obbligazioni a spread a rischio più elevato.
Continuano intanto a essere alte le tensioni nel comparto high yield Usa, dove le società energetiche, complice il calo del petrolio, hanno un differenziale medio del 17,9%. Sul fronte emergente lo spread sull’EMBI+ è arrivato a 469 puntoi base, un livello che non si vedeva dal lontano 2009.