ROMA (WSI) – La guerra al contante sposta i suoi fronti dalla Cina a Davos. “Penso che i contanti probabilmente non saranno più in circolazione nel giro di un decennio. Non ce n’è bisogno, è terribilmente inefficiente e costoso”, così, senza molti fronzoli, si è espresso ieri il Ceo di Deutsche Bank durante le discussioni del Word Economic Forum (Wef) riunito in questi giorni a Davos.
Questo, mentre la banca centrale della Cina (People’s Bank of China) è intenzionata a creare una moneta digitale per tagliare i costi e i problemi portati dal contante, stando a quanto ha annunciato lo stesso istituto sul suo sito ufficiale. Al progetto si lavora dal 2014, anno in cui è stato formato un team incaricato di sviluppare “un target strategico più chiaro per lanciare valute digitali, superare le principali barriere tecnologiche […] e mirare a un lancio di valute digitali della banca centrale a breve”. Gli obiettivi sono quelli consueti: tracciare i pagamenti con facilità, ridurre l’evasione, il riciclaggio di denaro sporco, favorire la trasparenza.
Ma la Pboc, non è l’unica banca a desiderare la rottamazione di monete e banconote.
Al contante vengono attribuiti da tempo molti vizi e poche virtù. Stamparlo ha un costo, alimenta scambi illegali, tenerlo sotto il materasso in tempi di crisi vanifica l’investimento e la ripresa. Insomma, permette una serie di libertà al cittadino, la maggioranza delle quali illegali.
Ma superare il contante è soprattutto un affare goloso per banche e governi: rimuovere le transazioni in cartamoneta permette di applicare commissioni a ogni vendita, impedisce l’evasione, e, in caso di necessità pone rapidi controlli al movimento di capitali. In quest’ultimo caso sarà impossibile correre agli sportelli per riparare la propria ricchezza da prelievi forzosi o da perdite analoghe.