ROMA (WSI) – “Ma ora la musica è cambiata”, ha scritto il premier Matteo Renzi in un editoriale pubblicato sul Guardian. Con le riforme storiche attuate in materia di scuola, costituzione e lavoro, il governo merita di essere ascoltata dalle autorità europee dopo anni in cui la scarsa credibilità ne aveva comportato una certa marginalizzazione a livello europeo (il riferimento qui è velatamente rivolto sopratutto al governo Berlusconi).
I cambiamenti, scrive il leader del PD in un articolo dal titolo “L’Europa non sta lavorando per questa generazione”, dovrebbero garantire all’Italia di ottenere concessioni in materia di rientro del deficit e di chiedere una riforma dell’Europa, delle politiche di accoglienza dei migranti ed economiche e di bilancio, anche perché “le politiche di austerity finora non hanno fatto che distruggere in realtà la crescita”.
“Decenni di politiche sbagliate e ortodossia economica hanno ucciso la crescita e alimentato il populismo” in Europa.
Riguardo alla crisi dei rifugiati, secondo Renzi l’emergenza non è dell’Italia ma dell’Europa intera. Come hanno anche sottolineato il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk e della Comissione europea Jean-Claude Juncker, il blocco ha due mesi di tempo per trovare una soluzione comune, altrimenti non rischia di saltare solo il trattato di Schengen sulla libera circolazione delle persone, uno dei patti fondatori dell’Unione Europea, ma anche l’area delle politiche e dell’economia unica.
Per spiegare come le cose sono cambiate, nel’ultimo paragrafo Renzi, 41 anni, dopo aver usato la frase molto italiana “But now the music has changed“. Dopo aver sottolineato come l’Italia sia stata “semplificata” grazie alle riforme del suo governo, in un modo che sarebbe sembrato impossibile due anni fa, ha poi ricordato che il punto cruciale sul piano nazionale ed europeo è pensare alla nuova generazione.
“La nuova generazione che guida questa vecchia nazione – conclude Renzi – crede in un’Europa che non sia la somma dei suoi interessi nazionali ma uno spazio di libertà, cultura e benessere. Questo è esattamente il motivo per cui dobbiamo cambiare passo immediatamente. Dobbiamo agire senza paura, ma con piani chiari e concreti, sapendo che se l’Europa fallirà il mondo sarà un posto più debole”.
Fonte: The Guardian