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COSA SUCCEDERA’ QUESTA SETTIMANA

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Sul fronte macroeconomico continuano a giungere conferme sulla debolezza del ciclo americano e sul peggioramento dello scenario in Europa, mentre dal fronte dei corporate profit poche notizie positive si perdono nel mare di quelle negative: eppure le borse si mostrano indifferenti ai dati reali e continuano imperterrite la loro ripresa. Tuttavia i multipli continuano a dare segnali di quotazioni a premio e che esprimono implicitamente una crescita degli utili eccessiva dato il rapporto con i fondamentali macroeconomici.

Man mano che le sedute al rialzo si protraggono diventa sempre maggiore il rischio di un rientro delle quotazioni e potrebbe bastare un’indicazione sia dal fronte macroeconomico che dei profitti aziendali per invertire la tendenza: come dimostra l’ultima seduta dopo il profit warning di Juniper.

La prossima settimana sarà fondamentale monitorare in America i dati di inflazione (sono attesi i prezzi all’importazione, alla produzione e al consumo): nell’ultima dichiarazione pubblica il presidente della Federal Reserve Alan Greenspan si è detto ottimista su questo fronte, lasciando spazio alle aspettative speculative del mercato su un possibile sesto taglio. Rilevazioni in senso negativo potrebbero far propendere per un niente di fatto in occasione del FOMC di fine mese e quindi privare il mercato della sua spinta propulsiva principale: le speranze resterebbero legate allora ai rimborsi fiscali per $39 miliardi promessi dall’amministrazione Bush.

Sul fronte europeo la situazione appare meno rosea, soprattutto perchè manca la possibilità di una politica monetaria che giochi a favore della ripresa, stretta com’è dai vincoli dei prezzi. A dimostrazione di questo l’euro ha vissuto l’ennesima settimana negativa.

E’ vero che non sono mancate singole indicazioni positive (la precedente settimana si è chiusa con le dichiarazioni ottimistiche del produttore di chip Novellus e del costruttore di componenti ottiche Flextronics International, che hanno trovato eco in settimana in quelle del produttore di chip Xilint, di software Citrix, oltre che di Lucent e Amazon e nei giudizi positivi di SSSB su Cisco, di Merril Lynch su RF Micro Devices e di Goldman Sachs su Sun Microsystems), ma i segnali consuntivi sul fronte degli utili sono negativi: rispetto alle previsioni di aprile la ripresa è stata spostata in avanti di un semestre, le flessioni attese peggiorate mentre sono state ridotte le stime positive. Del resto la stessa Credit Suisse ha rivisto al ribasso del 5% la propria esposizione sull’azionario. L’unico segnale incoraggiante è che le crescite recenti delle quotazioni siano avvenute con volumi sottili, con la liquidità che è rimasta parcheggiata fuori dal mercato.

Tra i maggiori elementi di perplessità continua a esserci la dinamica dei tecnologici, dai produttori di apparecchiature per le telecomunicazioni ai titoli dei semiconduttori. In un comunicato trasmesso alla Sec Cisco ha detto di non aspettarsi a breve una ripresa delle spese per tlc; dalle stesse dichiarazioni di Intel si ricava come questa parte della tecnologia resti sotto pressione; la SIA (Semiconductor Industry Association) ha diffuso dati ancora negativi (-5,8%) sulle vendite ad aprile e nel rapporto semestrale si è spinta a ipotizzare una ripresa del comparto solo dal quarto trimestre (2000 +37%; 2001 atteso a –14%, sebbene poi dal 2002 la crescita dovrebbe essere superiore al 20% per due anni).

Nonostante questo non solo l’indice dei semiconduttori ha vissuto altre sedute di gloria, ma sono salite anche società come Broadcom (maggior produttore di chip per modem), che pure ha detto di aspettarsi nel secondo quarto vendite in calo del 35%, e National Semiconductor, che ha chiuso in flessione il primo trimestre, si aspetta un secondo quarto ancora con vendite calanti e perdite, e mette in campo licenziamenti per 1.100 unità. L’attesa conferenza di Intel si è chiusa senza ulteriori revisioni al ribasso delle prevosioni.

Diventa invece sempre più difficile la situazione dei produttori di reti e infrastrutture per le tlc: l’outlook resta concentrato su una ripresa eventuale indirizzata su altri sottosettori tecnologici. Per altro solo da questa settimana inzieranno i test di DoCoMo sulla telefonia di terza generazione, mentre il binomio Sony-DoCoMo ha già dovuto premere bruscamente sul freno nel lancio dell’i-mode, ritirando dal mercato 420.000 apparecchi S0503i per navigare in internet via cellulare.

Se la flessione in parte è stata determinata proprio dalle prospettive di spese ancora contenute da parte degli operatori telefonici sul fronte degli investimenti in capitale, è pur vero che la debolezza dei primi si è riflessa anche su questi e ha fatto perno sul problema centrale dei debiti. A porre la telefonia sotto i riflettori le operazioni su debito e capitale di British Telecom e KPN, che hanno finito con il travolgere tutti gli operatori, facendo tornare i timori di insostenibilità sui debiti. Il problema non ha risparmiato neanche gli operatori italiani, con i conti di Olivetti che potrebbero peggiorare in vista dell’allontamento di Telecom Italia dal target minimo dei €12,5 necessario per la conversione delle risparmio. Sul banco degli imputati sempre le spese per l’UMTS, anche se uno spiraglio sembra venire dalla Germania, che consentirà ai detentori delle sei licenze di collaborare nella realizzazione delle reti con un risparmio stimato tra il 20% e il 30% del costo totale previsto in €6 miliardi per ogni rete.

Sul fronte delle fibre ottiche la settimana ha trovato sicuramente un elemento di dinamismo nelle voci su possibili alleanze e acquisizioni, che si sono però tradotte in un nulla di fatto. Dopo la fallita fusione Lucent-Alcatel si era parlato di un interessamento della società americana per la Marconi, che però non si è concretizzato. D’altra parte le cifre in campo ($4 miliardi) allontano sempre più la possibilità di una cessione della divisione fibre ottiche della Lucent alla Pirelli. La società della Bicocca ha però portato avanti un’acquisizione importante nel campo proprio della fibra ottica di ultima generazione con il 13,8% di Alloptic (secondo lo stesso schema strategico applicato nell’acquisizione dell’1% di e-Biscom).

Continua invece a essere diviso il giudizio sui media, se Merril Lynch ne rivede al rialzo il target (in caso di riaccelerazione dell’America sarebbero i titoli a crescita elevata meno cari e quindi sui quali puntare); Goldman Sachs non si aspetta segni consistenti di ripresa nel mercato della raccolta pubblicitaria nella seconda parte dell’anno e ha espresso un giudizio negativo sulle società della carta stampata. Il settore in Italia continua a essere condizionato nella sua dinamica prevalentemente dal flusso di informazioni e dalla speculazione (Seat-TMC-Eniro; Mediaset-Olivetti…); tuttavia, nonostante temporanei rimbalzi (vedi L’Espresso) la ripresa su questi valori è puramente tecnica e non retta dai fondamentali. Come la stessa conferma di raccolta di Mediaset in linea con la revisione precedente dimostra (da +8% a +6%), allo stato attuale non ci sono ragioni per intravedere segnali di sicuro miglioramento; non è anzi da escludersi qualche sorpresa negativa sui conti anche nella seconda parte dell’anno.

Alla scia di giudizi negativi sul comparto auto si è aggiunto in settimana anche quello di Merril Lynch, con un invito a monetizzare gli ingenti e insperati guadagni uscendo dal settore. Del resto l’andamento delle immatricolazioni in Italia nel mese di maggio (-1,06%) non è un indicatore positivo. La Fiat ha perso quote di mercato, con una flessione nelle immatricolazioni superiore al 4%.

Positivo invece l’outlook per il settore biotecnologico (la conferma arriva anche da JP Morgan), con il recente forte recupero che poggia non solo sul dinamismo delle acquisizioni, ma anche sui risultati nella ricerca del genoma (vedi Human Genome e Myriad Genomics). Maggiore cautela va usata nel settore farmaceutico, non solo per le incertezze legate alla regolamentazione sul prezzo dei medicinali, ma soprattutto perchè in America si sta per entrare nella fase critica di scadenza dei brevetti.

Sempre più dinamico si sta rivelando il settore dell’aerospazio&difesa, nonostante l’Unione Europea abbia bloccato l’operazione Boeing-Honeywell. La stessa Finmeccanica si sta dimostrando uno dei player più attivi del settore.

Tuttavia solo una ripresa stabile dei corsi di StMicroelectronics potrebbe garantire un giusto recupero di valore per questo tecnologico italiano. Particolare attenzione alla quotazione di Finmeccanica dovrà essere tenuta in prossimità dell’11 giugno, data in cui sarà consegnato il 10% dei titoli come bonus share: potrebbe aversi sul mercato un effetto riversamento da investitori retail.

Non si arrestano invece i segnali di debolezza sul fronte delle compagnie aeree: solo questa settiamana Continental Airlines (quinto carrier USA) ha subito una riduzione delle stime da parte di Credit Suisse per il 2001-2002, mentre UAL Corp (partner di United Airlines) ha rivisto al ribasso i propri piani di crescita per il 2001. Attenzione anche all’Alitalia: oltre ai consueti problemi di bilancio, gestione e allenze la società vedrà scadere in occasione del 17 giugno il lock up sulle azioni per i dipendenti, con possibile effetto riversamento dei titoli sul mercato.

Novità negative sul fronte delle società dell’acciao europee, dopo che la Casa Bianca ha espresso la volontà di limitare le esportazioni per proteggere l’industria locale; mentre le sentenze anti-fumo possono tornare a a mettere sotto pressione i titoli del tabacco (Philip Morris è stata condannata a pagare $3 miliardi).

Dopo qualche seduta di sofferenza tornano a dare segnali positivi i titoli energetici: prospettive positive sui bilanci sono state espresse da Sunoco, Valero Energy e FuelCell Energy. In Italia l’attenzione va concentrata ancora sull’Edison (come punto centrale dell’interesse intorno alla Montedison) e sull’Eni (a seguito della delibera sulle tariffe del gas e il prossimo collocamento di Rete Italia).

Il comparto della distribuzione potrebbe tornare sotto pressione la prossima settimana con la comunicazione dei dati sulle vendite che si andranno a sommare ai profit warning lanciati giovedì da Pacific Sunwear e America Eagle.

*Donatella Principe è responsabile della ricerca economica presso il centro studi del Gruppo
Banca Popolare di Vicenza.