Borsa: Saipem -9%, analisti bocciano aumento di capitale
MILANO (WSI) – In forte calo il titolo Saipem, che è stato anche sospeso per eccesso di ribasso. Le quotazioni della controllata di ENI entrano nelle contrattazioni con un calo superiore a -9%, mentre non fanno ancora prezzo i diritti per l’aumento di capitale con un calo teorico di quasi il 15%.
Diversi analisti sconsigliano di partecipare all’operazione di aumento di capitale, che entra nel suo secondo giorno. Banche di affari sia italiane che estere, dopo aver letto nel week end il prospetto sulla ricapitalizzazione da 3,5 miliardi promossa da Saipem, consigliano ai loro clienti di non investire nel gruppo guidato da Stefano Cao.
In particolare Bernstein afferma che “nelle 83 pagine di prospetto aggiuntive al documento di offerta – peraltro disponibili solo in italiano – emerge chiaro come la società abbia una visione molto più nera per il futuro, rispetto allo scorso ottobre quando venne presentato il piano industriale che giustifica l’attuale iniezione di capitale. Non solo da allora il petrolio è crollato da 55 a 30 dollari al barile, ma anche altri scenari sono ragionevolmente più complessi. Secondo Bernstein oggi Saipem stima di chiedere il 2016 con ricavi in calo del 9%, per arrivare al 2019 con un fatturato in discesa di ben il 30%. In parallelo il risultato operativo (ebit) della società quest’anno dovrebbe crollare del 60% (rispetto alla vecchia indicazione di 600 milioni) e peggiorare ancora nel 2019, e ad ogni modo i risultati dovrebbero essere molto peggiori rispetto alle stime degli analisti che in media si aspettano un risultato operativo 2016 di circa 550 milioni”.
Secondo Bernstein, inoltre, la società stessa si aspetta per quest’anno di aver bisogno di reperire ancora un miliardo (980 milioni per l’esattezza).
“Pertanto, secondo Bernstein, dopo e nonostante il maxi aumento, il debito netto di Saipem rischia di aumentare del 50% per arrivare a fine 2016 a circa 2,1 miliardi. Come se non bastasse, le passività nette del gruppo a fine 2015 sono salite del 10% a 6,3 miliardi (dai 5,7 miliardi dello scorso settembre), per colpa di un peggioramento del working capital (capitale circolante), un fattore che a giudizio di Bernstein, potrebbe deteriorarsi ulteriormente anche in futuro, imponendo nuove rettifiche. Per tutti questi motivi, Bernstein suggerisce ai suoi clienti di vendere i diritti, sconsigliando l’investimento nel gruppo (underweight)“.
Delusa anche Mediobanca:
“L’aggiornamento nel prospetto informativo è deludente in quanto è probabile che la società rivedrà il suo piano industriale presentato alla comunità finanziaria meno di tre mesi fa. A quel tempo, ci era comunque chiaro il rischio di una revisione al ribasso delle previsioni a causa di una visione molto più ottimistica sui prezzi del petrolio. Un ulteriore taglio degli obiettivi può sollevare interrogativi sulla credibilità della guidance futura del management”.
Intanto dalla visita in Italia del premier iraniano Hassan Rohani arriva un pacchetto di nuove risorse per l’economia italiana tra cui la sigla di due importanti protocolli d’intesa con la National Gas Company e con la Persian oil&gas company, per un ammontare di circa 5 miliardi di dollari per realizzare un gasdotto di 1.800 km e per l’upgrade delle raffinerie di Pars Shiraz e Tabriz.
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