NEW YORK (WSI) – Duro affondo della Corte dei Conti europea alla Commissione Ue, ritenuta colpevole di leggerezza nell’analisi dei bilanci di alcuni paesi membri durante la crisi finanziaria del 2008.
In un rapporto sull’assistenza finanziaria che analizza gli interventi finanziari Ue in Ungheria, Lettonia, Romania, Irlanda e Portogallo, i magistrati contabili europei sottolineano che la Commissione Ue, che ha il compito di vigilare sullo stato delle finanze pubbliche dei 28 Paesi membri, al momento dello scoppio della crisi finanziaria ha sottostimato gli squilibri di bilancio.
Questo perché non aveva preso in considerazione “l’accumularsi di passività potenziali nel settore pubblico” né “prestato sufficiente attenzione al legame tra gli ingenti flussi finanziari con l’estero, lo stato di salute delle banche e, in ultima analisi, le finanze pubbliche“.
Nel caso dell‘Irlanda, ad esempio, il rapporto rileva che nel 2008 la Commissione Ue scrisse che i rischi annessi alle proiezioni di bilancio erano “largamente neutrali” per quell’anno. Ma alla fine del 2008 “l’equilibrio di bilancio era 7,2 punti percentuali più basso delle previsioni”. La Corte dei Conti spiega che “nei suoi calcoli 2005-2008 Bruxelles ha sistematicamente sopravvalutato la forza delle finanze pubbliche”.
Un errore “dovuto soprattutto da cambiamenti nelle stime di crescita del pil potenziale“. Tutti e cinque i Paesi in esame attraversavano un momento di boom economico infatti, ma la Commissione non si rese conto che l’aumento del pil “era generato dal boom del settore immobiliare“, che però non ha lo stesso effetto di aumento del potenziale di altri tipi di investimenti.