ROMA (WSI) – Se non fosse stato per i guadagni derivanti dall’operazione Alexandria, MPS avrebbe chiuso il 2015 in perdita, ma comunque con un rosso inferiore alle previsioni. La banca senese ha archiviato infatti l’anno con un utile netto preliminare di circa 390 milioni di euro, per merito dell’effetto della correzione della contabilizzazione del derivato a saldi chiusi. Se si esclude quell’effetto, il risultato netto sarebbe stato negativo per circa 110 milioni, anche a causa del contributo straordinario pagato dalla banca al Fondo di risoluzione.
Va infatti precisato che l’istituto ha dovuto versare l’anno scorso un contributo una tantum da ben 140 milioni per il salvataggio dal crac delle quattro banche regionali. Se si tiene conto di questo sforzo inusuale, la travagliata società avrebbe archiviato l’anno con un risultato netto positivo di 30 milioni. La situazione patrimoniale della banca resta sostanzialmente invariata rispetto a fine settembre con un Tier 1 di capitale pari al 12% transitional e 11,7% fully loaded, sopra la soglia richiesta dalla Bce.
Ieri in attesa della pubblicazione del bilancio e di capire quale sarà il destino della banca più antica al mondo sul fronte delle aggregazioni, Mps è stata di nuovo attaccata da un’ondata di ordini di vendita. Titolo è stato ancora una volta sospeso per eccesso di ribasso e ha subito un calo teorico del -6,89% a 0,662 euro.
Il bilancio avrebbe dovuto essere pubblicato a inizi febbraio, ma il Cda della banca si è riunito solo ieri. Mentre saliva la trepidazione per i conti, complice anche la delusione per il progetto della bad bank, il titolo della banca è stato sospeso per eccesso di ribasso, così come altri bancari scambiati a Piazza Affari. Il sentiment sul settore rimane decisamente negativo, l’accordo tra l’Italia e l’Unione europea sulla gestione delle sofferenze bancarie non convince i mercati. Diversi broker hanno fatto il punto della situazione sulle condizioni di salute della banca di Rocca Salimbeni, e i loro verdetti stridono in modo impressionante con le dichiarazioni dei vertici.
Aumentano timori di corsa agli sportelli
Tra questi giudizi, è arrivato quello negativo di Equita Sim, secondo cui Mps avrebbe chiuso anche il 2015 in rosso, sebbene con una perdita decisamente inferiore a quella dell’anno precedente. Equita prevedeva un buco di 181 milioni, contro i 5,3 miliardi di perdita sofferta nel 2014. Il contributo che Mps ha versato a novembre per la risoluzione delle quattro banche che sono state salvate dal crac con il decreto, pari a 140 milioni, dovrebbe mettere sotto pressione il bilancio del quarto trimestre.
In attesa della pubblicazione dei conti, Kepler Cheuvreux ha diffuso inoltre una nota che parla chiaro: se Mps è stata attaccata dalle vendite, è perché aumentano i timori sulla possibilità di una corsa agli sportelli da parte dei correntisti, dopo il caso – ancora in primo piano – delle quattro banche salvate da un sicuro crac e, dunque, dopo le ingenti perdite che migliaia di risparmiatori hanno accusato, nel veder letteralmente evaporare i risparmi di una vita.
Certo, si parla ormai di mesi di un cavaliere bianco, Ubi Banca o più probabilmente straniero, che potrebbe salvare Mps. Tuttavia secondo gli esperti di Kepler, affinché una fusione avvenga con successo, è fondamentale prima di tutto che Mps risolva il nodo dei crediti deteriorati. Kepler va ancora più in là e stima quanti depositi Mps potrebbe aver perso su base trimestrale. Facendo i conti, gli analisti stimano un deflusso -2,8% a 3,4 miliardi di euro, su 119 miliardi totali.
Tornando al capitolo delle aggregazioni, gli analisti guardano anche all’ipotesi di una fusione tra Mps e Ubi. Diverse domande ha fatto scattare l’incontro a Roma, tra il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan e i vertici di Bpm e Ubi. Vertice straordinario per capire come salvare Mps?
Stando a quanto riporta un articolo del Corriere della Sera:
Dopo aver lasciato il consiglio di gestione, martedì, il ceo di Ubi Banca, Victor Massiah è volato a Roma, dove mercoledì mattina ha incontrato il ministro dell’Economia Carlo Padoan. L’esclusivo ménage à trois istituzional-bancario a cui ha partecipato anche Giuseppe Castagna, consigliere delegato di Bpm, al centro del corteggiamento incrociato tra Ubi e Banco Popolare, come prevedibile, ha alimentato diverse domande. (…) Ubi che si piglia Mps può quindi essere un nuovo tormentone.
La banca senese è a prezzo di saldo, fattore che a Massiah non dispiace, ma quello che potrebbe non piacere al ceo di Ubi vestire i panni dell’unico cavaliere bianco della situazione. Il senso finale potrebbe essere: «Ok, si può fare, ma Ubi non lo può fare da sola». Così si spiegherebbe la convocazione di Castagna. E con questi presupposti potrebbe pure essere che sia stato lo stesso Massiah a perorare l’intervento di Padoan, che con l’incontro avrebbe impresso una decisa accelerata alla ingessatura bancaria in fatto di fusioni”.