ROMA (WSI) – Banca Etruria: ora c’è anche il mistero sulla fuga di 288 milioni di euro. Una somma che, stando a quanto riportano indiscrezioni di stampa, è stata ritirata dai depositi direttamente dai correntisti, tra l’inizio di ottobre e il 18 novembre.
La corsa agli sportelli sarebbe dunque avvenuta prima del decreto salva banche del governo Renzi, che ha impedito che Banca Etruria, insieme a CariFerrara, Popolare dell’Etruria e CariChieti fallissero. E che ha mandato sul lastrico migliaia di risparmiatori italiani, che avevano investito i loro soldi – in alcuni casi si trattava dei risparmi di una vita – in obbligazioni subordinate e azioni.
Le disposizioni sul bail in entrate in vigore in Italia hanno azzerato prima il valore delle azioni, poi quello dei bond subordinati. Sarà stata la vicenda del sindaco di Quarto, licenziata e rinnegata dal M5S; o il tracollo dei titoli delle banche quotate a Piazza Affari.
I toni della polemica sul ministro Maria Elena Boschi si sono via via smorzati.
Ma le indagini vanno avanti. E c’è qualcosa che non torna. Come riporta oggi Il Messaggero, si tratta appunti quei conti svuotati.
“La procura di Arezzo vuole identificare i titolari di quei conti che con i prelievi a sei zeri hanno ulteriormente impoverito la banca, per stabilire se avessero ricevuto informazioni privilegiate sul destino dell’istituto”.
Questo, in attesa che lunedì il Tribunale decida “sullo stato di insolvenza dell’ex popolare: 1 miliardo e 170milioni di euro il buco accertato. L’esito sembra scontato e, di conseguenza, anche la direzione dell’inchiesta che, dopo una dichiarazione di insolvenza, ipotizzerebbe quasi d’ufficio il reato di bancarotta. Forse anche preferenziale, a giudicare dagli episodi che hanno preceduto la decisione del governo”.
Nel ricorso che è stato depositato lo scorso 28 dicembre dal commissario liquidatore dell’ex Banca Etruria, Giuseppe Santoni, si legge:
“La situazione di liquidità si presenta assai critica, atteso che, secondo quanto emerge dalle informazioni dei commissari straordinari, le riserve liquide sono inadeguate, per effetto dei deflussi dei fondi che hanno interessato la banca. In particolare, il saldo netto alla data del 18 novembre (335 milioni di euro, il 4,6% del totale attivo) è diminuito di 288 milioni da inizio ottobre. La situazione è fortemente aggravata dall’elevato grado di concentrazione della raccolta, che espone la banca al rischio del ritiro dei depositi anche di singoli depositanti (i primi 16 clienti detengono circa il 9%)”
Sentita da Reuters, una fonte giudiziaria ha spiegato che non è stato ancora verificato se le chiusure dei conti siano state legate semplicemente alla paura che si stava diffondendo tra i correntisti o se qualcuno in qualche modo sia stato “avvertito”, evenienza che assumerebbe rilevanza penale.
“Il dato emerge dalla relazione del commissario liquidatore: verificheremo se sia derivata dalla paura dei correntisti, che già da tempo chiudevano conti presso Banca Etruria o dal fatto che qualcuno possa aver avuto accesso a informazioni privilegiate“, afferma la fonte.