Il capo economista della Bce, Banca centrale europea, Otmar Issing, in un’intervista al Financial Times ha affermato che si va verso un aumento dei tassi di interesse europei, in tempi brevi. “E’ importante agire tempestivamente”, ha detto, e le sue parole hanno legittimato alcuni a scommettere su una stretta monetaria già per il prossimo 2 marzo, quando a Francoforte si riunirà il Consiglio direttivo della Banca. Altri invece sostengono che i custodi dell’euro non prenderanno decisioni prima di verificare la conclusione della trattativa per il rinnovo dei contratti in Germania, che non ci sarà prima della fine di marzo. Il problema, comunque, sarebbe solo rinviato. Lo stesso Issing ha ammesso che ci si aspetta un aumento dell’inflazione per quest’anno e per il ’01. E, tutto sommato, non c’è molto da stupirsi. Il problema è mondiale. Da una parte il caro-petrolio, arma letale scagliata contro l’Occidente dai Paesi produttori, rischia di innescare una reazione a catena sui prezzi; dall’altra parte la ripresa economica in atto ovunque (Italia compresa) non mancherà, senza correttivi, di alimentare la spirale dell’inflazione. Il nostro compito è di tenere sotto stretto controllo il fenomeno, ha dunque chiarito Issing, perché quando servirà bisognerà intervenire immediatamente e senza tentennamenti. Ugualmente deciso, dall’altra parte dell’Atlantico, il presidente della Federal Reserve (Banca centrale Usa) Alan Greenspan, che ha paventato una prossima, ulteriore stretta monetaria per imbrigliare un’economia al galoppo ormai da alcuni anni. Ci si aspettano due ritocchi al rialzo, di un quarto di punto ognuno, fra marzo e maggio. Un segnale importante verrà oggi pomeriggio (ora italiana) con la diffusione degli ultimi dati sui prezzi al consumo e sulla bilancia commerciale in Usa. A sentire gli analisti, non promettono nulla di buono.
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