NEW YORK (WSI) – Chiusura in rialzo per la Borsa Usa, nonostante la pubblicazione di dati macro inferiori alle stime. Il Dow Jones chiude in territorio positivo (+0,49%), mentre il Nasdaq e lo S&P 500 segnano +0,13%.
Non aiutano i dati arrivati dal fronte macro, visto che nell’ultima settimana le nuove richieste di sussidi di disoccupazione si sono attestate a 285mila unità, in rialzo rispetto alla lettura precedente rivista leggermente al ribasso da 278mila a 277mila unità. L’indicazione odierna ha deluso le attese del mercato che puntava ad una rilevazione pari a 275mila unità.
A deludere anche il dato preliminare relativo alla produttività non agricola del quarto trimestre del 2015 che ha evidenziato una variazione negativa del 3%, in netto peggioramento rispetto alla rilevazione del trimestre precedente ritoccata da +2,2% a +2,1%. Il dato odierno, che ha segnato il calo più accentuato dal primo trimestre del 2014, si è rivelato peggiore delle previsioni che indicavano una flessione più contenuta dell’1,8%.
Il dato preliminare relativo al costo unitario del lavoro nel quarto trimestre dello scorso anno ha evidenziato un rialzo del 4,5%, in salita rispetto alla lettura del terzo trimestre rivista da +,18% a +1,9%. Le previsioni erano per un incremento meno marcato del 3,8%.
L’indebolimento del dollaro e il rally dei prezzi del petrolio hanno aiutato in un primo tempo gli asset rischiosi a ritrovare quell’appeal che è mancato sia a gennaio che nelle prime due giornate di contrattazioni a febbraio. Ma con il passare dei minuti i futures E-mini sui listini della Borsa americano hanno perso slancio.
All’indomani di un rally dell’8%, il primo dopo due sedute consecutive in forte calo, il greggio chiude una seduta particolarmente volatile in territorio negativo. Al Nymex il contratto a marzo ha lasciato sul terreno l’1,73%, 56 centesimi, a 31,72 dollari al barile. Il greggio era stato protagonista di un rally nel durante dovuto a un indebolimento del dollaro. Ogni tentativo di rimbalzo non riesce dunque a essere sostenibile. D’altra parte le scorte mondiali restano in eccesso e tali rimarranno se non ci sara’ un taglio alla produzione: e’ da due anni che l’Opec non annuncia una sforbiciata e senza la partecipazione dell’Arabia Saudita, il leader di fatto del cartello, il quadro non sembra destinato a cambiare.
Intanto oggi Riad ha tagliato i prezzi del greggio con la qualita’ migliore ai consumatori in Europa e Asia. La mossa dovrebbe aiutare il piu’ grande esportatore di greggio a difendere i suoi mercati piu’ redditizi contro rivali come l’Iran, che sta aumentando la produzione dopo il venire meno delle sanzioni occidentali. Secondo gli analisti, e’ anche il segno che l’Arabia Saudita vuole continuare a produrre a pieno regime. Se cosi’ fosse, sfuma l’ipotesi di un possibile accordo tra l’Opec e i Paesi non membri su un taglio alla produzione. I prezzi del barile si sono risollevati rispetto ai minimi di quasi 12 anni toccati lo scorso mese e pari a 27 dollari ma rispetto al novembre 2014 – quando l’Opec decise di non tagliare la produzione – hanno perso oltre il 55%.
Sul valutario, l’indice del dollaro perde lo 0,75% a quota 96,63, scendendo ai minimi da ottobre.
Ieri il mercato azionario ha vissuto una seduta sull’ottovolante, poi finita in rialzo grazie al rally del greggio, che ha fatto fare un bel balzo al settore energetico e dei materiali di base.
Tra le societa’, Conocophilips colpita dal deprezzamento del greggio, ha registrato un forte peggioramento della perdita trimestrale e ha tagliato i dividendi.