ROMA (WSI) – Spinta da un’inflazione ancora molto al di sotto degli obiettivi e dalle condotte accomodanti della Bce, la Banca centrale della Svezia ha deciso di intervenire in favore dell’indebolimento della moneta nazionale operando un taglio dei tassi in territorio ancor più negativo. Il tasso di sconto è stato ridotto a -0,50% da 0,35%, spiazzando le stime della stragrande maggioranza degli analisti, che non avevano previsto un taglio di tale entità. La corona svedese ha reagito con un deprezzamento sull’euro arrivato a 9,62 sulla moneta unica, il livello più basso degli ultimi sei mesi.
Riksbank, la banca centrale svedese ha fatto sapere che data “l’incertezza sugli sviluppi globali, con inflazione bassa e con molte banche centrali che perseguono politiche monetarie politiche monetarie sempre più espansive”, non è possibile non agire di conseguenza, “altrimenti la corona rischia di rafforzarsi a un ritmo più veloce rispetto alle previsioni, il che renderebbe più difficile spingere l’inflazione e stabilizzarla attorno al 2%”.
Un target del livello dei prezzi, quello del 2%, assai distante dalla realtà attuale, con un indice dei prezzi al consumo che, il dicembre scorso, ha registrato un povero +0,1%. La scelta del governatore Stefan Ingves ha suscitato numerose critiche da parte di economisti di grosse banche svedesi: le forze che si frappongono fra la Svezia e gli obiettivi per l’inflazione sono, per questi ultimi, insormontabili per qualsivoglia intervento della banca centrale, mentre restano concreti quelli per la stabilità finanziaria.
Infatti la continua discesa dei tassi potrebbe, alla fine, danneggiare soprattutto i margini di guadagno delle banche; ciononostante il governatore Ingves, intervistato da Bloomberg, ha negato che questo possa essere un rischio concreto al momento. I tassi negativi, secondo lui, non rappresentano un problema in un paese che sta cercando di eliminare il contante da un po’ di tempo.
Fra le criticità evocate ci sono quelle di possibili bolle immobiliari, gonfiate dai tassi bassi, come ha suggerito l’ex governatore della banca d’Inghilterra Mervyn King; mentre secondo Andreas Wallstroem, economista presso Nordea Bank, “i venti contrari sono talmente forti” che “una corona più debole aiuterà un po’ l’inflazione, ma sarà un effetto temporaneo”.