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Piazza Affari dice addio a trimestrali. Rischio crac silenziosi

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MILANO (WSI) – Cambia l’universo delle società quotate in Borsa e da oggi non sarà più obbligatorio pubblicare le trimestrali, i risultati societari raggiunti ogni tre mesi.

A renderlo noto Repubblica che annuncia il recepimento da parte del Consiglio dei ministri, guidato da Matteo Renzi, di una direttiva europea, chiamata Transparency, che permette alle società quotate a Piazza Affari di non pubblicare più i loro conti ogni tre mesi, mentre rimangono ancora in vigore l’obbligo di pubblicare la semestrale e ovviamente il bilancio annuale.

“Così vuole l’Europa, dopo aver sperimentato che la pubblicazione dei risultati di breve periodo indurrebbe gli amministratori delegati, innamorati dei bonus milionari e non dell’interesse dell’azienda, a impostare i risultati solo di tre mesi in tre mesi per mantenere ben salda la propria poltrona e raggiungere i propri obiettivi di remunerazione, tralasciando i risultati di lungo periodo, tanto cari invece agli altri portatori di interesse dell’azienda, come i creditori, i fornitori e gli azionisti che si dimenticano i titoli nel cassetto”.

Rimane però la possibilità per la Consob, l’Autorità italiana per la vigilanza dei mercati finanziari, di richiedere la trimestrale ad una società quotata in Borsa nei casi in cui una mancata comunicazione possa in qualche modo danneggiare il mercato.

Ma cosa comporta tagliare definitivamente le trimestrali per le società quotate? Da una parte si eliminano costi e burocrazia, che tanto pesano alle lobby imprenditoriali, ma dall’altra parte, come riporta il quotidiano, aumenta il rischio di arrivare “a crac societari senza che i più se ne accorgano”.

Un esempio fra tutti quello di Calisto Tanzi, ex patron della Parmalat che alle varie conferenze stampa in merito alle trimestrali, semestrali e anche annuali soleva ripetere: “Non chiedetemi i numeri, ma solo se i prodotti sono buoni o no”. Tutti sappiamo come è andata poi a finire. La storia si ripeterà?