ROMA (WSI) – In poche ore la Turchia è passata dalle parole ai fatti, iniziando a bombardare la Siria, in particolare le aree che sono controllate dalle forze curde siriane a nord di Aleppo. Inutili gli appelli. I raid contro le postazioni curde continuano. E la guerra diventa sempre più globale, a dispetto del debole cessate il fuoco in Siria che è stato concordato a Monaco dai grandi del pianeta.
Gli appelli arrivati dagli Stati Uniti e dalla Francia non hanno sortito alcun effetto. Il premier turco Ahmet Davutoglu ha anzi ribadito in una conversazione telefonica con la cancelliera tedesca Angela Merkel l’intenzione della Turchia di continuare a prendere i mira i guerriglieri curdi del Partito di unione democratica (PYD) in Siria. Nel comunicato si legge chiaramente che:
La Turchia “non permetterà al Pyd di andare avanti con le sue azioni aggressive. Le nostre forze armate hanno dato la necessaria risposta e continueranno a farlo”.
La Siria ha lanciato un appello al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite affinchè intervenga, descrivendo l’attacco una violazione della sua sovranità.
Dal canto suo anche la Russia ha attaccato la Turchia, con il ministero degli Esteri russo che ha diramato una nota ufficiale, in cui si afferma che Mosca manifesta: “la più grande preoccupazione per le azioni aggressive delle autorità turche nei confronti della Siria” ed è d’accordo a considerare la richiesta di Damasco affin ché se ne discutra nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
Per Mosca “le azioni turche nei confronti della Siria sono un chiaro sostegno al terrorismo e una violazione” della risoluzione Onu, che Ankara si è impegnata a rispettare come Paese che partecipa al gruppo di sostegno “Amici della Siria”.
Ankara vede nelle milizie curde YPG e nel partito curdo PYD della Siria un alleato del PKK. Washington rifiuta l’accusa della Turchia, secondo cui i combattenti curdi siriani del PYD sarebberero una organizzazione terroristica. Per gli Usa, invece, l’organizzazione è una valida forza utile per combattere contro l’ISIS.
L’attacco turco contro i curdi in Siria è iniziato sabato. L’YPG rifiuta la richiesta della Turchia di lasciare le aree che controlla, ribattendo che in questo caso esse tornerebbero sotto il controllo dell’ISIS.
Nell’infografica, la relazione tra il governo della Turchia e i curdi turchi, i curdi siriani e i curdi iracheni. I curdi siriani sono considerati essenziali nella battaglia contro il terrorismo dello Stato Islamico.
Colpendo loro, accusano diversi esperti, Ankara sta facendo un grande favore all’ISIS.
Coinvolgimento anche dell’Arabia Saudita, che nelle ultime ore ha schierato aerei da combattimento nella base aerea di Incirlik, in Turchia, per “intensificare” le sue operazioni contro l’Isis in Siria”.
Sia l’Arabia Saudita che la Turchia hanno detto anche di essere pronte a schierare truppe di terra in Siria.
In via ufficiale, la Turchia afferma di colpire le postazioni delle milizie curde YPG per difendere i propri confini da eventuali attacchi curdi. Un funzionario turco non ha fatto nulla per nascondere la rabbia di Ankara, secondo cui l’offensica della Russia e di Hezbollah starebbero “approfittando del sostegno degli Stati Uniti per strappare la terra alle loro opposizioni, rendendo più semplice per i curdi riuscire a consolidare i guadagni.