MILANO (WSI) – Dopo più di mezzo secolo gli Stati Uniti tornano a produrre a Cuba: l’amministrazione Obama ha infatti approvato l’avvio di una fabbrica di trattori che impiegherà dai 30 ai 300 cubani, in una zona economica del Paese destinata ad attrarre investimenti esteri.
“Tutti vogliono andare a Cuba per vendere qualcosa e non è ciò che stiamo cercando di fare”, ha affermato uno dei soci coinvolti nell’affare, Horace Clemmons, “la nostra convinzione è che nel lungo periodo entrambi ci guadagneremo se facciamo cose benefiche per i due Paesi”.
La cifra da investire, compresa fra i 5 e i 10 milioni di dollari, è la prima a raggiungere Cuba dal 1959, quando la rivoluzione socialista di Fidel Castro aveva portato all’esproprio di svariate proprietà di aziende statunitensi.
Quella della fabbrica Oggun (questo il nome dell’impresa) è un’esperienza che mai sarebbe stata immaginabile senza la distensione diplomatica fra Cuba e Stati Uniti, portata avanti dalla presidenza di Barack Obama e ufficializzata il 17 dicembre 2014.
La fabbrica assemblerà trattori da 25 cavalli in vendita a meno di 10mila dollari; gli imprenditori sono convinti che centinaia di pezzi possano essere piazzati ogni anno ai contadini cubani, che potranno acquistarli tramite l’aiuto economico dei parenti che abitano all’estero, o tramite il finanziamento di alcune Ong attive nel miglioramento delle condizioni agricole del Paese.
Saul Berenthal, l’altro imprenditore alla guida del progetto, ritiene inoltre che i trattori della Oggun potranno essere competitivi anche in altri Paesi dell’America latina, fra quelli che hanno scarse barriere doganali sui prodotti cubani: il profitto su ogni macchina agricola dovrebbe aggirarsi fra il 10 e 20%.
Dopo essere stata emarginata per più di 50 anni l’isola cubana potrebbe divenire una nuova frontiera attraente per gli investimenti? Tornare nella grazia dell’economia globale significherebbe anche questo.