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Bce: i limiti del “whatever it takes”

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NEW YORK (WSI) – Le speculazioni diffuse nei giorni scorsi sul mercato in merito alla possibilità che la Bce avrebbe comprato i NPL, ovvero i crediti deteriorati delle banche, hanno mostrato la totale assenza di fondamento nel discorso di ieri del numero uno di Francoforte, Mario Draghi, che ha così risposto a chi gli chiedeva lumi in merito ai rumors:

“Per quanto ne so, non mi risulta che ci sia alcuna conversazione. Non stiamo parlando di comprare alcunché”.

“Perché una chiusura così radicale? Non era forse più funzionale lasciare aperto uno spiraglio per permettere al mercato di specularci sopra?” sono alcune delle domande a cui prova a dare una risposta di Andrea Boda sul Sole 24 Ore che in un articolo pubblicato oggi scrive:

“La credibilità, per una Banca Centrale, rappresenta un patrimonio di primaria importanza. E dar spazio a certe illazioni ne avrebbe leso la solidità: traslare il piano di acquisto di titoli di Stato con cui Mario Draghi mise in atto il suo celebre “whatever it takes” in un meccanismo similare con cui la BCE avrebbe provveduto a comprare NPL dalle banche è improponibile. Stupisce quasi che abbia trovato tanta risonanza.

C’è una differenza sostanziale tra le due operazioni: comprare titoli di Stato, ovvero parte del passivo dei bilanci pubblici, ha una funzione auto-taumaturgica perché il sostegno della BCE rappresenta una garanzia che quei titoli troveranno rimborso alla loro scadenza, quindi la “scommessa” della Banca Centrale che delibera di acquistarli è auto-avverante.

Viceversa ritirare da una banca quote dei loro attivi, nel caso di specie crediti deteriorati, non ha alcun effetto di miglioramento della qualità del sottostante. Se la “Tal-dei-Tali srl” è incapace di rimborsare la propria banca finanziatrice, continuerà ad avere le medesime difficoltà anche qualora il suo creditore dovesse diventare la BCE.

Considerando che per vendere gli NPL a prezzi svalutati e adeguati al mercato non servirebbe alcuna delibera della BCE possiamo concludere che l’acquisto dei crediti deteriorati sarebbe una semplice regalìa, oltre che ingiusta, ampiamente fuori dal tempo, dopo aver deciso che la stagione della ricaduta degli errori delle banche sui contribuenti è – finalmente – finita.

Mario il prestigiatore non è quindi rimasto vittima del suo ruolo, ma ha saputo mostrare buon senso anche in una situazione in cui, forse un po’ per disperazione, la sua celebre fantasia è stata evocata a sproposito. Non ci resta ora che scoprire se i rialzi visti nelle ultime due sedute fossero fondati esclusivamente su queste fantasie prive di fondamento o se davvero i mercati abbiano raggiunto valori che hanno trasformato i prezzi di Borsa in opportunità.”

Fonte: Il Sole 24 Ore