Nonostante la Federal Reserve (la banca centrale USA) abbia gia’ tagliato i tassi di interesse a breve termine sei volte dall’inizio di quest’anno, i consumatori americani rimangono delusi per l’andamento dei tassi sui mutui, che continuano a non scendere.
La politica fortemente espansiva attuata dalla Fed nel tentativo di rilanciare l’economia ha portato al sesto taglio dei tassi lo scorso mercoledi’. Il tasso ufficiale di sconto e’ sceso cosi’ al 3,25% dal 6% del primo gennaio 2001.
L’economia ancora debole e un’inflazione sotto controllo lasciano le porte aperte a nuovi tagli in agosto.
Questo contesto ha convinto molti americani a rifinanziare i loro mutui (contraendo nuovi mutui, a nuove condizioni, con cui pagano i vecchi mutui), confidando su una progressiva riduzione dei tassi di interesse. Cosa che invece non si e’ verificata, frustrando cosi’ le loro aspettative.
I tassi dei mutui continuano a rimanere pressoche’ invariati, perche’ sono legati ai tassi USA a lungo termine, cioe’ a quelli dei bond a 10-30 anni.
Questi ultimi, essendo determinati dal mercato e non subendo direttamente l’influenza delle decisioni della Fed, hanno subito oscillazioni piuttosto lievi durante gli ultimi mesi.
Ma cio’ non basta a giustificare la mancata discesa dei tassi sui mutui. Ad esempio, nel periodo dal 17 maggio al 21 giugno, il tasso sul bond trentennale e’ sceso di circa 20 punti base, mentre quello sui mutui trentennali di solamente 3 punti.
Le banche continuano a sostenere che l’adeguamento dei tassi sui mutui alle varizioni dei tassi del mercato obbligazionario richiede tempo. Cosa che pare piu’ che altro un pretesto per mantenere alti i loro margini di profitto, dato che nel processo inverso (rialzo dei tassi) l’adeguamento e’ molto piu’ rapido.
Tutto cio’, con il tempo, finira’ per influire negativamente sulla fiducia dei consumatori (il dato sul Michingan sentiment di stamani e’ stato superiore alle attese), che in questo momento rimane il principale sostegno all’economia americana.
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