NEW YORK (WSI) – Anche se sta passando per lo più inosservato, c’è un indicatore importante di Moody’s che dovrebbe far suonare un campanello d’allarme. L’indice dello Stress di Liquidità dell’agenzia di rating ci dice che il settore energetico è martoriato da una serie di declassamenti della liquidità e default.
Le società operative nell’industria del petrolio, che devono già vedersela con problemi a livello di cash flow, dipendono fortemente dalla capacità di rifinanziarsi sui mercati. Ma le norme di regolamentazione più severe e la crisi economica cinese renderanno i mercati del credito maggiormente avversi al rischio.
Complici tutta una serie di cause, non solo il rallentamento dell’economia cinese, ma anche il calo del prezzo del petrolio e la stretta delle autorità sui prestiti concessi a individui già indebitati, le agenzie che hanno giudizi creditizi più bassi faranno fatica – e in molti casi non riusciranno – a rifinanziarsi.
A causa di questi fattori macro “le imprese con i rating più bassi rischiano di rimanere senza risorse finanziarie”, sottolinea l’analista di Moody’s Tiina Siilaberg. “Non potranno più attingere a capitali freschi nei mercati del debito e quindi non potranno rispettare i propri impegni finanziari”,
Siilaberg avvisa che l’ondata significativa di nuove emissioni alla fine di quest’anno e all’inizio del prossimo rappresentano un rischio. Come osserva anche Wolf Richter, imprenditore e specialista del mondo delle start-up residente a San Francisco, “le nuove emissioni arrivano nel momento peggiore possibile”.
Un altro elemento preoccupante riguarda l’ampliamento netto dello Spread tra i bond societari giudicati spazzatura (‘junk’) e i Treasuries. Per il credito emesso con rating di CCC/Caa1 o più basso, il differenziale con i titoli di Stato americani è balzato sopra il 20%, su livelli dove si trovava nel 2008 subito dopo il panico generato dal crac di Lehman Brothers. I rendimenti di questi bond sono saliti in media oltre il 21%.
Azionisti e creditori cadranno dal precipizio
Nel periodo attuale in cui piovono declassamenti, le società con i giudizi investment grade più bassi sono bocciate con facilità e frequenza. Downgrade di una o due tacche sono sufficienti a vedersi affibbiati rating spazzatura. L’ammontare totale di debito giudicato ‘junk’ che deve essere rifinanziato nei prossimi cinque anni è salito così a $947 miliardi.
Diversi gruppi energetici che Moody’s ancora giudica degni di un rating di Baa3, una tacca sopra ‘junk‘, hanno 34 miliardi di dollari di debiti in scadenza nei prossimi cinque anni. “C’è il rischio elevato che gli emittenti che ora hanno un giudizio di investment grade da qui a quella data vedranno declassati i loro rating a speculative grade“.
Non sono solo le tramortite società energetiche e attive nel petrolio di scisto a essere nei guai. Anche altri settori come tlc, tecnologia e media sono in crisi. E quando tutte queste società non potranno rifinanziarsi quando scadranno i loro debiti, cadranno dal precipizio a braccetto con i loro azionisti e creditori.
Per il mercato del credito si profila un altro anno di volatilità, con ulteriore dispersione delle performance a livello geografico. Lo dicono i livelli di indebitamento aziendali, gli standard creditizi bancari e l’appiattimento delle curve dei rendimenti, tutti fattori presi in esame da Standard Life Investments nel suo outlook di febbraio.
Come sottolinea anche nel report Craig MacDonald, Head of Credit della società internazionale di gestione del portafoglio, “le obbligazioni High Yield americane, con una perdita del -5%, sono state tra i peggiori performer dei mercati obbligazionari nel 2015″.
“Quasi il 50% dei bond ha prodotto rendimenti negativi e un buon numero ha raggiunto livelli di sofferenza. Poco più del 20% dei nomi high yield statunitensi riguardano i settori energia e commodity e sono quindi vulnerabili al calo dei prezzi delle materie prime. Il livello di sofferenza è visibile anche nei settori retail e telecomunicazioni, anche se i rendimenti sono aumentati fino al 9%, generando opportunità selettive”.
Seppure relativamente non ancora ai massimi storici – sono sotto i picchi del 1990 – i livelli di indebitamento aziendali iniziano a preoccupare nel comparto degli investment grade. L’esperto cerca di gettare acqua su un incendio ormai divampato, dicendo che i default societari sono aumentati, ma sono partiti da livelli storicamente contenuti.