ROMA (WSI) – Edward Luttwak, politologo, analista strategico, consulente del governo americano, volto noto dei salotti televisivi italiani è, oltre a questo, anche un teorico del colpo di stato. Nel 1968 aveva infatti pubblicato un manuale, “Colpo di stato: una guida pratica”, ritrovato perfino, si dice, vicino al cadavere del generale eversore marocchino, Mohammed Oukfir, che aveva tentato di prendere il potere nel 1972. A colloquio in un’intervista concessa a Linkiesta, Luttwak ripercorre i golpe, veri o presunti, della storia repubblicana, senza risparmiare le critiche al governo Renzi, povero, a suo dire, di personalità di rilievo.
Se parliamo di colpo di stato negli ultimi anni di storia italiana non sono pochi a credere che, dietro alle dimissioni di Silvio Berlusconi dalla presidenza del Consiglio nel 2011 ci fossero forze oscure. E’ quanto emerso dalle testimonianze dell’ex tesoriere Usa, Tim Geithner, ma anche da quelle dell’ex premier spagnolo, José Zapatero. Un golpe, dunque?
“Certo. Misero insieme persone che odiavano Berlusconi e altre che, invece, non lo odiavano affatto. Di fronte, c’era il crollo dell’economia del Paese”. Ma non un putsch organizzato da forze straniere: “Era una congiura italiana, con attori italiani. C’è stato il supporto di alcuni elementi stranieri, ma erano pochi. L’Europa era contenta, lo approvava. Ma non lo hanno provocato gli stranieri. È nato ai vertici del Paese, per mettere al sicuro il Paese”.
Non è stata un golpe, invece, l’inchiesta di Mani Pulite, che ha rivoluzionato lo scenario politico chiudendo l’esperienza della prima Repubblica:
“E’ l’azione di una casta, che usa i poteri propri di una casta, per sovvertire l’ordine costituzionale. La politica li teme perché, a ogni critica, c’è sempre il rischio che parta un avviso di garanzia, o un’indagine”.
L’ipotesi di sovvertimenti di potere, siano essi militari o di palazzo, non sono probabili in un Paese come l’Italia, che per Luttwak ha una cultura democratica che renderebbe impraticabile qualsiasi sospensione in tal senso. Ma se lo stratega dovesse organizzare un golpe in Italia, ecco quale sarebbe il percorso da seguire:
“La trascinerei [l’Italia, ndr.] fuori dall’Euro, dalla Ue, dall’Onu, dall’Ocse, dalla Nato, e da tutte queste organizzazioni. E poi responsabilizzerei i leader italiani, che da troppo tempo si appoggiano, per le loro scelte, sugli organismi sovranazionali. Poi attuerei un decentramento, come voleva Einaudi, dando più poteri agli enti locali, e abolirei i prefetti. Via i lacci e lacciuoli, e tanti incentivi agli italiani che vogliono lavorare. Una politica alla Federico II. Ecco: farei un’Italia normanna”.
E il governo Renzi? Ad esso è spesso imputato il fatto di non aver avuto alcuna legittimazione diretta del voto dei cittadini. Ovviamente è una provocazione politica: il popolo elegge il parlamento, non il governo; ma la concentrazione di potere che, indubbiamente, è portata avanti dalle riforme costituzionali possono prestarsi anche a una lettura di questo tipo.
“Renzi vuole riformare, vuole cambiare davvero, ma ha sbagliato tutto” afferma Luttwak, “Non ha voluto servirsi di un esercito di uomini forti e ha scelto, invece, di usare le ragazzine. Così non si va da nessuna parte. Doveva prendere Bersani e dirgli: porta avanti il decreto Bersani. Doveva prendere Prodi e dirgli: finisci le privatizzazioni. Poi a Letta: cancella le burocratizzazioni, le lungaggini, la pesantezza dello Stato. E anche D’Alema. È un governo difficile da condurre, pieno di personalità forti e decise. Ma risolverebbe tutto. E invece, adesso, è circondato da ragazzini e chiede di poter spendere di più”.