NEW YORK (WSI) – Mentre si fa sempre meno probabile un nuovo rialzo dei tassi di interesse da parte della Fed il prossimo 16 marzo, Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos, nella sua consueta newsletter settimanale Il Rosso e Nero suggerisce di puntare sui titoli ciclici. Almeno per il momento. Stretegia che occorrera’ modificare piu’ avanti nel corso dell’anno, quando l’euforia dei mercati sara’ archiviata.
“Fino a tre settimane fa i mercati – scrive Fugnoli – si sono inventati una malattia da deflazione proprio mentre l’inflazione, almeno in America, faceva bruschi salti all’insù anche nella parte core, quella che esclude il petrolio e gli alimentari. Salti, dovuti all’aumento degli affitti e delle spese mediche, che hanno tutta l’aria di non essere una tantum e ci portano ad aspettare con il cronometro in mano il momento in cui qualcuno salterà su a dire che abbiamo seri problemi di inflazione. E mentre si calcolavano le probabilità di recessione, alzandole ogni giorno, l’economia si riprendeva in America anche nel manifatturiero e restava in uno stato più che dignitoso in Europa. E mentre i mercati, diventati medici di se stessi, si prescrivevano tassi profondamente negativi anche in America come cura di una recessione inesistente, i medici veri della Fed (che come tutti i medici da Ippocrate in avanti, per quanto fallibili, ci hanno quasi sempre capito qualcosa di più dei malati) continuavano ad accarezzare l’idea di altri rialzi dei tassi”.
Sul fronte del costo del denaro:
Visti i danni che i mercati sono riusciti a infliggersi in questa rivisitazione del 2008 che sono stati gennaio e febbraio, è però ben possibile che la Fed non alzi i tassi il 16 marzo. In questo caso il grande recupero in corso non si fermerà’ con una presa di profitto quando Draghi ci illustrerà le nuove misure espansive della Bce la settimana prossima, ma potrà ancora proseguire.
In questo contesto, prosegue la newsletter:
Gli indici, a un certo punto, rallenteranno la loro corsa. Chi è finora rimasto fuori dal recupero ha però ancora la possibilità di partecipare cavalcando in particolare i settori e i titoli che più sono stati gettati via nelle settimane in cui si è pensato alla fine del mondo. Vengono subito alla mente i titoli dell’energia, ma non è su questi che crediamo sia il caso di puntare. In primo luogo il recupero del petrolio sarà lento, perché si troverà di fronte il muro delle enormi scorte da smaltire. In secondo luogo i prezzi dei petroliferi già incorporano quotazioni tra i 50 e i 60 dollari. In terzo luogo molte società sono esposte anche al gas naturale, che continua a precipitare e la cui sovrabbondanza strutturale è ancora più grave di quella del greggio.
Quali sono i titoli su cui puntare?
I titoli su cui puntare ci sembrano invece i ciclici (stravenduti per via dell’imminente recessione inventata), i farmaceutici (venduti per paura della Clinton) e le banche (vendute in America sulla fantasiosa ipotesi di un taglio dei tassi e in Europa per supposte fughe di depositanti).
Tra i ciclici secondo Fugnoli spiccano le auto e le line aeree, vendute di più proprio nei giorni in cui il petrolio scendeva di più (di fatto avvantaggiandole). Buone le prospettive anche per l’acciaio, “grazie all’imposizione di tariffe doganali del 266 per cento sull’import dalla Cina introdotte in questi giorni, si noti, non dal protezionista Trump, ma dall’amministrazione Obama.
“Non ci sembrano invece da comprare, semmai da vendere, i difensivi classici, in primo luogo le utilities. Non che vadano peggio di prima, ma se gli indici non avranno la forza di salire più di tanto (e non l’avranno) i difensivi dovranno scendere per fare posto al recupero dei ciclici”.
Un cambio di strategia va messo in atto, invece:
Più avanti nell’anno, quando tutti saranno rientrati nel mercato (magari a malincuore), arriverà il momento in cui si tornerà a guardare al bicchiere mezzo vuoto. Brexit, la Fed coi suoi rialzi e qualche inciampo da parte della Cina o dell’economia americana (l’Europa avrà un andamento più regolare) offriranno lo spunto per una nuova correzione. A quel punto torneranno a scendere i ciclici e riprenderanno forza i difensivi.
Non sarà un anno facile, ma lo schema è abbastanza chiaro. L’ottimismo è sparito da tempo e la tonalità di fondo è il pessimismo, costretto però a ricredersi ogni volta che la realtà lo smentisce e cioè abbastanza spesso. In un mercato dominato dal posizionamento diventa quindi centrale capire quando i portafogli sono troppo scarichi o troppo carichi. A quel punto anche modeste variazioni di velocità dell’economia possono scatenare violente reazioni.