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Crisi rifugiati: Merkel si gioca tutto

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ROMA (WSI) – Per una leader politica conosciuta più per le sue doti diplomatiche e saldi principi, che per i rischi intrapresi, sorprende il fatto che Angela Merkel abbia deciso di giocarsi tutto con la sua scommessa per una soluzione pacifica e concordata con gli altri stati membri dell’Unione Europea alla crisi dei rifugiati.

Merkel ha spinto perché il blocco a 29 stringesse un accordo con la Turchia che potrebbe rivelarsi un boomerang. Nonostante violi le leggi internazionali di diritto alla protezione delle persone, la decisione di rispedire in Turchia i migranti in eccesso che vogliono entrare in Europa potrebbe risolvere temporaneamente la crisi dei rifugiati. Ma a un caro prezzo, secondo il Financial Times.

I corrispondenti a Bruxelles del quotidiano finanziario, Alex Barker e Peter Spiegel, scrivono che l’accordo firmato dalla Cancelliera Merkel “potrebbe costare caro”. L’intesa prevede sia l’invio di ulteriori 3 miliardi di euro ad Ankara in cambio dell’impegno turco ad accogliere una fetta dei migranti sia uno schema di permessi e visti per viaggiare liberamente.

Alcuni diplomatici Ue sono infuriati per come Merkel ha gestito la faccenda, mentre i suoi alleati in patria hanno minacciato di ribellarsi contro il patto stretto con la Turchia, un paese che sotto Erdogan non è peraltro nuovo a derive autoritarie e si è reso colpevole in diverse occasione di violazione dei diritti umani.

Un ambasciatore Ue ha confidato al giornale britannico che “è stato uno dei punti più bassi mai toccati da quando sono funzionario Ue, una messa in stato di accusa del modo in cui operiamo e del modo in cui agiamo”.

Europa erige muri anti migranti

Mentre sul piano diplomatico l’esito è ancora incerto, le sfide a livello pratico continuano: la strada che i migranti provenienti dalla Turchia e diretti verso l’Europa occidentale si fa sempre più difficile. Dopo la Slovenia, che ha reso noto che dalla mezzanotte scorsa accetterà solo i richiedenti asilo oppure casi particolari per motivi umanitari, anche la Serbia, la Croazia e la Repubblica di Macedonia hanno annunciato che non consentiranno più il passaggio ai profughi.

La Serbia, dopo la comunicazione del ministero degli Interni sloveno, ha detto “di non poter accettare di diventare un centro di accoglienza di profughi” e anche il ministero degli Interni croato ha detto alla tv Rtl che il suo paese consentirà l’ingresso “solo ai migranti con passaporti validi“.

Analoghe misure sono state infine decise anche dalla repubblica macedone, che con le sue scelte non sta certo aiutando a porre rimedio alla crisi umanitaria denunciata negli accampamenti di Idomeni, nella confinante Grecia. Nei giorni scorsi centinaia di migranti bloccati al confine con la Repubblica macedone hanno cercato di sfondare le barriere doganali usando un palo di acciaio come ariete.

Dopo la Slovenia, anche Croazia, Serbia e Repubblica di Macedonia hanno chiuso le frontiere.
Dopo la Slovenia, anche Croazia, Serbia e Repubblica di Macedonia hanno chiuso le frontiere.

Fonte: Financial Times