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E.BISCOM: UNA STRATEGIA VINCENTE

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Giudico positivamente E.Biscom, la società governata da Silvio Scaglia e Roberto Micheli, e non credo che sia necessario un atto di fede per cogliere le opportunità di questo titolo destinato probabilmente ad apprezzarsi – pur frenato dai profit warnings e dai magazzini di alcuni “tecnologici” – perché sorretto da solide basi (infra)strutturali.

Lo strategist Steve Outing, dal pulpito virtuale dell’e-zine Editor & Publisher, spiega la mancata esplosione della banda larga con l’assenza di contenuti forti e le difficoltà dei provider a raggiungere le case degli utenti presidiate dai gestori tradizionali e locali. Secondo lui la banda disponibile sarebbe addirittura in eccesso rispetto alla sua effettiva e attuale necessità.

I nuovi arrivati, infatti, avrebbero fatto la cosa più semplice nel posare le infrastrutture là dove potevano, per esempio in prossimità delle grandi arterie extraurbane, per sostenere e alimentare la credibilità in borsa (i soldi raccolti dovevano essere spesi anche al prezzo di falsi movimenti), insabbiandosi però sul famigerato ultimo miglio.

In Italia è emblematico il caso di e-Planet, che dopo aver seminato fibra a destra e a manca (prosciugando una cassa che non era senza fine) ne è rimasta imbrigliata risolvendosi a offrirla a provider e amministrazioni locali, gli unici a poter contrastare il “local loop” (ultimo miglio) di Telecom Italia. Anzi, per poter continuare a lavorare e continuare il suo piano industriale e-Planet ha dovuto mettersi in società con questi ultimi (new economy, vecchi vizi). Come del resto Wind-Infostrada nel Veneto e la stessa E.Biscom a Milano.

L’esperta coppia Scaglia-Micheli, infatti, è partita sin dall’inizio con il “patrocinio” del socio Aem Metroweb, Amga a Genova (Fastweb Mediterranea) e il comune di Torino.

Le “scatole” finanziarie o commerciali create con le burocrazie locali hanno permesso a E.Biscom/Fastweb di sventrare intere città e hinterland in tempi rapidissimi e di infilarsi nelle canaline delle multi-utilities (luce, acqua, gas) locali risparmiandosi di elemosinare quelle di Telecom Italia e riducendo al minimo i tempi di “fermo-macchina” (quelli che hanno sfiancato e-Planet) composta da centinaia di dipendenti.

E-biscom, attraverso la sua controllata Fastweb, è la vera alternativa a Telecom Italia perché sta per dotarsi di una rete proprietaria. Non crederci solo perché a qualche “tecnologico” non tornano i conti è come dire che il telefono non serve solo perché Colaninno si è aumentato lo stipendio e la borsa non era d’accordo.

L’altro problema evidenziato da Outing è la mancanza di contenuti forti, tanto forti da giustificare un canone mensile di Lit.100.000 per la cosiddetta banda larga. E qui entrano in gioco le resistenze ad oltranza delle case discografiche e cinematografiche che non avrebbero interesse a spostarsi sul nuovo terreno virtuale minando i propri equilibri. Senza contare che la musica numerica è meno difendibile di quella tradizionale e che, a lungo andare, avrebbe sottratto loro il ruolo di editori riducendoli a puri marketer di artisti minori. Quelli maggiori avrebbero infatti potuto facilmente auto-prodursi e promuoversi.

Ebbene, anche in questo caso, sul piano dei contenuti, E.Biscom è ampiamente coperta attraverso la sua controllata E.Bismedia. Nel suo palinsesto figurano accordi con la major cinematografica Universal, Raiclick, Stream (il satellite B2C è ormai “arrivato”), MpWeb per lo sport. Inoltre, al momento, in un paese come l’Italia cresciuto sul generalismo televisivo l’unico modo apparente per vendere contenuti è quello di nasconderli nella bolletta del telefono ed è proprio la piattaforma di pagamento che rende E.Biscom appetibile per ogni produttore di contenuti.

In attesa del grande pubblico di massa c’è in ogni caso il B2B, necessario per la liquidità. Ad attaccare il segmento aziendale è l’Asp di casa B2Biscom con i suoi servizi di gestione di applicazioni in cui convergono per esempio quelli di Chl e Antex (gestione del personale).

Al Business è pure dedicato il portale E-bixtrade che prosegue a livello territoriale nei negozi di telecomunicazioni (del gruppo) E-Voci, oltre che nei punti vendita di Chl (con cui è convenzionato).

C’è anche l’estero: più precisamente Amburgo (polo intensamente industriale) mediante il provider locale Hansanet che, solo nel primo trimestre 2001 ha dato a Fastweb €16.5 milioni di fatturato (contro i €6,5 milioni “italiani”). Del resto il Nord Europa, con l’Inghilterra in testa, è notoriamente a suo agio con la tv a pagamento e on demand.

Forse l’unico rischio per il gruppo di Scaglia sono ancora una volta i tempi: naturalmente troppo veloci rispetto a quelli dei mercati di riferimento (soprattutto B2c). Fastweb spende molto di più e più in fretta di quanto non incassi: €27 milioni di fatturato nel primo trimestre 2001, contro €42 milioni nel 2000, un margine operativo lordo consolidato di circa €26 milioni, un risultato operativo netto (dopo gli ammortamenti, oneri ecc..) di €40 milioni, 200 miliardi di lire di investimenti complessivi (destinati a diventare 500 per quest’anno), 500 miliardi di debiti. Di contro, vanta 5000 chilometri di fibra posata (tra i maggiori capoluoghi italiani e Amburgo) e una cassa di più di 2.000 miliardi di lire, essenziale per i break even a lungo termine.

E’ pure vero che il valore di E.Biscom è strettamente legato alla sua massa critica. Infatti il valore dei servizi di telecomunicazione, come anche dei media è direttamente proporzionale alla loro disponibilità e consumo da parte dell’utenza (al contrario di un’economia di prodotto in cui il valore del bene è legato alla sua scarsezza). Analogamente a Tiscali, solo che quest’ultima è più “virtuale” (nel senso di interconnessa) e quindi più esposta di Fastweb.

Entrambe potrebbero soffrire nell’immediato futuro per poi rivendicare nel medio termine (2003) i frutti delle loro strategie “globaleggianti”.

A rassicurarmi, in ogni caso, c’è il gestore del Caffè Zaire sotto casa, che, brandendo non so se un Pinot o un Negroni, a distanza di un anno dall’ingresso di E.Biscom nel Nuovo Mercato mi fa notare con piglio sornione di addetto ai lavori che la banda larga è tutta un’altra
cosa. Anche se ad Assago, dove abita, non ci è ancora arrivata.

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*Ettore Iannelli è un analista di marketing strategico del settore telecomunicazioni.