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Borsa Milano giù in attesa Fed. Crollano Mps e Tod’s

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MILANO (WSI) – I timori circa la tenuta della ripresa dell’economia globale continuano a erodere l’appetito per gli asset rischiosi sui mercati mondiali. La Borsa di Milano ha chiuso così in calo anche oggi, nel giorno in cui prende il via la riunione del Fomc – il braccio di politica monetaria della Fed.

A gravare sui listini azionari è anche il continuo calo dei prezzi del petrolio, che scivolano per la seconda seduta di fila, e le ultime notizie macro provenienti dagli Stati Uniti. I dati su vendite al dettaglio e spese al consumo a inizio anno – vedi numeri di febbraio e revisioni di gennaio – sono stati deludenti e riducono la possibilità di un rialzo dei tassi della Fed. I consumatori contribuiscono a due terzi del Pil della prima potenza economica mondiale. Pesano anche le notizie secondo cui la banca centrale cinese sta valutando l’introduzione di una Tobin Tax sui mercati valutari e le decisioni disperate della Bank of Japan.

A Piazza Affari banche sotto pressione sull’indice Ftse Mib, inclusa MPS, che aveva dato prova di resistenza e che viene sospesa per eccesso di ribasso, per poi rientrare nelle contrattazioni con un tonfo superiore a -6%. ENI anche negativa, così come FCA e Ferrari. Il Ftse Mib cede oltre -1%.

Tod’s sospesa per eccesso di ribasso, poi il titolo rientra nelle contrattazioni con una perdita -6%. Il sell off colpisce i titoli del lusso e i bancari. Campari storia positiva della giornata, beneficia delle proprie mire di acquisizione.

Comunque agisca, Fed rischia di sbagliare

Secondo Steven Englander, responsabile globale della strategia sul valutario G10 presso Citibank, “gli investitori di tutto il mondo guarderanno soprattutto al contenuto del comunicato della Fed”, che sarà reso noto domani dal Fomc, “sull’impatto che i rischi globali stanno avendo sull’economia Usa e su come la Fed considera tale elemento”.

Il consensus degli economisti ritiene improbabile che la Fed alzi i tassi nella riunione di questa settimana; tuttavia, si ritiene anche che dal comunicato emergerà che, fino a quando l’inflazione Usa e il mercato del lavoro continueranno a rafforzarsi, Janet Yellen non cambierà idea sulla necessità di adottare ulteriori manovre di politica monetaria restrittiva. Le ricerche effettuate nel 2016 su Google le danno ragione.

Gli economisti ritengono che dal comunicato stilato dai 17 funzionari del Fomc emergerà che quest’anno i rialzi dei tassi saranno comunque due o tre, inferiori ai quattro o anche più rialzi dei tassi previsti a dicembre, per il 2016.

Il mercato dei futures sui fed fund scommette con una probabilità del 50% su un intervento a giugno, seguito da un altro a dicembre. Intanto, i tassi sui Treasuries a 10 anni viaggiano attorno all’1,958%, in calo rispetto al massimo in sei settimane testato lo scorso venerdì, all’1,986%.

Un’altra banca centrale è sotto i riflettori, e sta condizionando la performance dell’azionario globale. Si tratta della Bank of Japan, che nella giornata di oggi ha reso noto di mantenere invariato il proprio piano di stimoli monetari all’economia, lanciando tuttavia un avvertimento sull’outlook. Allo stesso tempo, la banca centrale del Giappone ha rimosso dal comunicato l’impegno a tagliare ulteriormente i tassi, già negativi.

La Borsa di Tokyo ha chiuso così in ribasso e in generale in Asia l’azionario ha riportato una performance negativa, con l’indice di riferimento MSCI Asia Pacific escluso il Giappone che ha ritracciato dai massimi degli ultimi due mesi e mezzo testati alla vigilia.

L’attenzione degli operatori non sarà solo sull’imminente annuncio della Fed sui tassi, che avverrà mercoledì. In calendario questa settimana ci sono infatti anche le riunioni della Bank of England e della Swiss National Bank, nella giornata di giovedì.

Dal fronte aziendale europeo, focus su Antofagasta, che trascina al ribasso il settore dei titoli minerari, con un tonfo del titolo -10%. Le quotazioni scontano la pubblicazione del bilancio del colosso minerario, che ha messo in evidenza un crollo degli utili, su base annua, di ben -99%. In Usa crolla del 40% circa il titolo della compagnia farmaceutica Valeant dopo il lancio di un alert circa la possibilità di fare default.

Male tutto l’azionario europeo, con l’indice Stoxx Europe 600 che ritraccia dopo il rally in due giorni più sostenuto delle ultime tre settimane, che era stato scatenato dal potenziamento del bazooka monetario, annunciato dalla Bce giovedì scorso. Si smorza l’effetto Draghi, e ovunque aumentano i dubbi sull’efficacia della politica dei tassi negativi, che ha chiaramente fallito in Giappone, e che non dà segnali di funzionare in Eurozona.

Sicuramente non sta avendo effetto sull’Italia, che è ripiombata di nuovo in deflazione, causa il calo dell’inflazione, e che continua a essere stretta nella morsa anche del debito. In Eurozona, arrivano comunque buoni numeri sull’occupazione.

Sul valutario, l’euro oscilla attorno alla soglia di $1,11, ben lontano dai massimi dello scorso giovedì, a $1,1218. Rafforzamento dello yen, dopo il nulla di fatto della Bank of Japan, con il rapporto USD/JPY in flessione anche per la pubblicazione, negli Usa, del dato relativo alle vendite al dettaglio, che viaggiano a livelli da recessione: il dollaro scende anche sotto la soglia di JPY 113, dopo che è stata sfondata al ribasso quella di JPY 114. La sterlina torna a scontare lo scenario Brexit e precipita nei confronti del dollaro, dopo il recupero delle ultime settimane. Il cambio sterlina/dollaro oscilla attorno a $1,4160.

Torna protagonista ma in negativo, sul fronte delle materie prime, il petrolio, che già ieri era crollato dopo la pubblicazione del report mensile dell’Opec, da cui è emerso che il cartello dei paesi produttori di petrolio prevede per quest’anno un eccesso di offerta ancora superiore rispetto alle stime precedenti.

Il sell off prosegue oggi, con i prezzi del contratto WTI sono ripiombati sotto quota $37, mentre il Brent buca anche la soglia di $39. Oro sotto pressione, e oscilla attorno a $1.230 l’oncia.

Sul mercato dei titoli di stato, lo spread BTP-Bund è in tensione e risale oltre la soglia di 105 punti base, a fronte di tassi sui BTP decennali attorno all’1,33% e tassi sui Bund tedeschi a 10 anni sotto pressione, allo 0,27%.

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