Economia

Cosa vuole veramente Renzi dall’Ue?

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ROMA (WSI) – Austerity e crisi rifugiati hanno incrinato i rapporti tra l’Italia e l’Unione Europea, ma cosa vuole veramente il governo Renzi? Se lo chiede James Politi, corrispondente a Roma del Financial Times, avvertendo che l’ondata di euroscetticismo potrebbe costare caro all’esecutivo, la cui ultima speranza rimane quella di ottenere le concessioni – in particolare in materia di flessibilità di bilancio – chieste a Bruxelles.

Tutto ha avuto inizio in realtà dieci anni fa, prima della crisi del debito sovrano. Tutto ha avuto inizio con l’entrata in vigore dell’euro. Da quel momento i prezzi sono raddoppiati da un giorno all’altro. La terza recessione in vent’anni di tempo e una ripresa che tutt’oggi tarda ad arrivare – secondo il governo e la maggioranza degli italiani anche per colpa delle misure draconiane di austerity imposte dall’Ue da regolamento – hanno reso più difficili le cose e incrinato i rapporti con Bruxelles.

La fiducia nell’unità del blocco a 19 è stata ulteriormente compromessa con la crisi dei flussi migratori. Secondo uno studio Ipsos la fiducia nell’Ue è crollata dal 73% del 2010 al 40% di gennaio. L’Italia è insieme alla Grecia la prima destinazione di arrivo di molti rifugiati in fuga. Negli ultimi due anni sulle coste italiane sono sbarcati più di 300 mila migranti provenienti da Medioriente e Africa, da zone di guerra o crisi economica molto grave.

Lo sforzo è costato al governo italiano oltre 3 miliardi di euro l’anno. In tutto fa sei miliardi circa, che sono per una strana coincidenza equivalenti anche ai soldi concessi alla Turchia per convincerla ad accogliere una parte dei rifugiati bloccati in Grecia e in altri paesi ai confini dell’Europa dopo lo scoppio della crisi dell’immigrazione. Tutto questo ha fatto disamorare gli italiani dal sogno europeo.

Euroscettici rischiano di fare cadere governo

È convinzione diffusa in Italia che il paese non abbia la “capacità” di “accogliere queste persone che vengono per poi vivere sotto i ponti”, in gran parte perché non ha ricevuto l’aiuto sperato dalle autorità europee, racconta al giornalista britannico Roberto Leoni, venditore di prosciutto a Parma. “Il nostro scetticismo non è nei confronti dell’Europa, ma su come sono state gestite le cose”. Questo crescente euro scetticismo rischia di fare cadere anche il governo.

“Non dovremmo cercare di uscire dall’area ma allo stesso tempo non ci sentiamo protetti dall’Europa e vorremmo essere apprezzati e ascoltati un po’ di più”.

Quella che si percepisce nelle parole di Leoni non è retorica populista anti europea, bensì un sentimento sempre più diffuso in Italia di disaffezione nei confronti dell’Europa unita. Rende bene l’idea di come e quanto l’opinione pubblica sia cambiata negli ultimi anni nella terza economia dell’Eurozona per Pil nominale. Il governo Renzi lo ha capito e ha cercato di cambiare rispetto agli anni di accondiscendenza di Letta e Monti. Alle parole di sfida del primo ministro devono però ancora seguire i fatti.

E in ogni modo la chiave starà tutta nel rilanciare la ripresa economica, realizzando un’impresa che non è riuscita né a Berlusconi (17 anni al potere) né a Prodi e a vari governi di centro sinistra – anche per via dell’instabilità politica e maggioranze risicate in parlamento. In un solo caso nella storia repubblicana il governo ha completato il mandato di cinque anni.

Per la rabbia di Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione Ue, e di Angela Merkel, cancelliere tedesco, il 41enne ex sindaco di Firenze ha accusato l’Ue e i suoi stati membri di aver seguito un modello economico sbagliato, improntato all’austerity, che rischia di portare il continente alla paralisi politica oppure di cadere vittima dell’ondata populista degli euro scettici.

Al summit Ue di dicembre, Renzi ha criticato la Germania per il suo surplus commerciale e ha detto con sarcasmo a Merkel che il suo paese “non può certo dire di dare il sangue per l’Europa”. Il presidente del Consiglio, che si rifiuta di essere “telecomandato” da Bruxelles, critica il metodo dei due pesi e due misure delle politiche di regolamentazione Ue, dal settore bancario a quello energetico, che hanno finito per favorire gli interessi tedeschi, penalizzando invece l’Italia.

Cosa pretende dall’Ue il governo Renzi

Il governo ha chiesto delle condizioni all’Unione Europea per la gestione della crisi dei rifugiati. Tra queste, una politica comune per le richieste di asilo, in modo da alleggerire il peso sulle spalle di Grecia e Italia, una maggiore integrazione politica dell’area euro, più flessibilità fiscale per aiutare la crescita, portare più investimenti e ridurre i livelli di disoccupazione.

Si tratta di sforzi concertati, che difficilmente verranno ottenuti in fretta. Renzi spera che se otterrà quello che vuole, gli italiani potranno tornare a coltivare il sogno europeo e sopratutto votarlo alle prossime elezioni del 2018.

“Siamo convinti che l’Europa è l’unica soluzione disponibile per l’Italia”, dice Debora Serracchiani, vice-presidente del PD e personalità molto vicina al premier. Dello stesso avviso non sono MoVimento 5 Stelle e Lega Nord, i due principali partiti all’Opposizione che risultano anche la seconda e terza forza politica del paese nei sondaggi.

“Ma vogliamo che l’Europa abbia un futuro, non solo un presente difficile. Se riusciamo a trovare una proposta alternativa, in grado di costruire un altro percorso per l’Europa, gli euroscettici non avranno più spazio”.

Fonte: Financial Times