MILANO (WSI) – La definizione di “stagnazione secolare”, coniata dall’ex segretario al Tesoro Usa, Larry Summers, ricorre sempre più spesso nelle analisi sullo stato di salute dell’economia globale. Se da più parti si comincia a sospettare che le politiche monetarie, grandi protagoniste dopo il crash del 2008, stiano finendo le proprie munizioni, dall’altra sta crescendo la consapevolezza che presto stimoli fiscali saranno probabilmente necessari a mantenere livelli di crescita accettabili. Nel commentare il G20 di Shanghai dello scorso 26 febbraio, il cui obiettivo principale era proprio quello di costruire un consenso internazionale riguardo alle politiche economiche, Summers è stato molto critico:
In un mondo che che si trova a solo uno shock da una recessione globale, poco se non nulla è stato concordato per stimolare la domanda. I banchieri centrali hanno comunicato la sensazione che c’è relativamente poco che possano ancora fare per rafforzare la crescita o anche solo innalzare l’inflazione.
A riassumere le varie preoccupazioni che caratterizzano questa fase dell’economia internazionale è un editoriale di Roberto Savio, fondatore e presidente emerito dell’agenzia Inter Press Service. Ancora una volta a remare contro, in Europa e non solo, scrive Savio, è la Germania.
Se dopo il G20 il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schauble, aveva messo in chiaro che non fosse il momento per gli stimoli di spesa pubblica, bensì quello per proseguire con le riforme strutturali, all’indomani delle ulteriori mosse espansive di Mario Draghi, il ministro aveva commentato: “i soldi facili portano alla perdizione”.
Non è il solo a criticare le politiche della Bce in patria.
“Per la popolazione tedesca è una catastrofe. I loro risparmi sono stati espropriati. Questa è una gigantesca espropriazione dal Nord al Sud”: parole del presidente della Federazione per il commercio estero e i servizi, Anton Borner. Secondo quanto riporta Savio, nei conti dei tedeschi ci sono oltre due migliaia di miliardi di euro, un terzo del totale dell’Eurozona, “Union Investment ha calcolato che perderanno 224 miliardi con gli interessi a zero, rispetto a quanto avrebbero reso con i tassi storici medi sui depositi”.
Allo stesso tempo, secondo uno studio della banca DZ, il Tesoro italiano risparmierà 53 miliardi di euro, contro i 9,5 della Germania, mentre la Spagna ne risparmierà 42. Un favore ai Paesi del Sud che non contenta proprio tutti, visto che il direttore dell’influente Ifo di Monaco ha descritto le politiche della Bce come “sussidi a banche zombie e a stati sull’orlo della bancarotta”.
La domanda che Savio solleva è dunque questa: e se lo shock che ci separa dalla recessione globale di cui parla Larry Summers venisse dalla paralisi europea?