VENEZIA (WSI) – E’ il parroco di Dese, vicino Venezia, don Enrico Torta a confortare gli azionisti e i correntisti della Popolare di Vicenza che hanno visto andare in fumo i risparmi di una vita.
I numeri sono altissimi: 119mila soci in difficoltà, un buco di bilancio sul miliardi e 400 milioni di euro nel 2015 e più di 100 persone salvate dal suicidio.
Ad aiutarli il parroco del paese, che denuncia una situazione gravissima, i “drammi umani” come li chiama l’avvocato Andrea Arman alla guida di un’associazione di azionisti della banca. “Le telefonate son continue. Li sento piangere, persone disperate che non hanno più nemmeno la forza di reagire” – dice don Enrico a La Stampa, raccontando qualche storia che mette in luce il dramma che si sta consumando.
Come il piccolo artigiano che deve subire i problemi con due banche, uno con la Popolare di Vicenza e uno con un’altra banca.
“Quando ha scoperto che le sue azioni erano arrivate a valere lo 0 virgola niente, per non chiudere è andato a bussare a un’altra banca. Gli effetti lunghi della crisi, l’impossibilità di fornire solide garanzie se non il proprio lavoro, hanno fatto il resto. Quando gli hanno detto che se non rientrava subito gli avrebbero tolto la casa è crollato. L’ho sentito piangere: “Se questa è la vita che devo fare tanto vale uccidersi”. Si sentono annientati e soli. Abbandonati da politica e da istituzioni. Aveva bisogno di 10 mila euro. Sembrano pochi ma sono tanti in certi casi. La Provvidenza lo ha fatto incontrare con una persona buona. Ma quanti finiscono nel giro degli usurai?”.
O ancora il macellaio che con la moglie riesce a tirare avanti dignitosamente e che aveva deciso di regalare alla figlia laureata, in procinto di sposarsi, la casa, depositando 600 mila euro e quando chiese di prelevarne 400 mila euro per costruire la casa della figlia la banca gli propose un prestito di 400 mila euro e in cambio avrebbe dovuto sottoscrivere azioni della Popolare per 600 mila euro.
“Ora si trova senza più il capitale e con un debito enorme con il rischio che gli tolgano casa e negozio”.
Ma i casi disperati sono anche tra i pensionati, del tutto ignoranti in finanza e che si sono fidati dei consigli di chi stava dietro lo sportello. O il caso di un ragazzo rimasto orfano di padre da poco tempo, come racconta l’avvocato.
“Con una parte dei risparmi della madre – stiamo parlando di 25 mila euro – volevano pagare il rito funebre. Ma in banca sono rimasti 130 euro. Tutto il resto se l’è mangiato la Popolare di Vicenza. Le azioni bloccate dalla banca erano state acquistate dalla donna che a 78 anni era indicata nel profilo Mifid come “diplomata con la propensione ad investimenti ad alto rischio”. Ma lei ha solo la licenza media, nemmeno un risparmio da parte e tutta la disperazione di chi non ha più niente”.