Panama Papers, scandalo globale: italiani e stranieri con conti nei paradisi fiscali
ROMA (WSI) – Uno scandalo che è destinato ad allargarsi e a far uscire nuovi scheletri dall’armadio. In prima pagina, dai principali quotidiani e siti di informazione di tutto il mondo, campeggia a caratteri cubitali il caso Panama Papers, ovvero i documenti che sono stati resi noti dal Consorzio internazionale di giornalismo investigativo sulla base di 2,6 terabyte di dati che sono stati consegnati da una fonte interna allo studio legale di Panama Mossack Fonseca sui politici e personalità coinvolte nell’utilizzo dei paradisi fiscali. Si tratta della più grande fuga di notizie dal mondo della finanza.
Tra la mole dei documenti appaiono, come riporta l’Espresso, i “nomi di due grandi istituti di credito italiani come Unicredit e Ubi. Non solo. I file panamensi aggiungono particolari inediti su vicende giudiziarie come il caso dell’eredità di Nino Rovelli, il re della chimica anni Settanta. E negli stessi documenti segreti compare anche il nome di Giuseppe Donaldo Nicosia, sotto inchiesta a Milano per frode fiscale e bancarotta fraudolenta. Un’inchiesta in cui è coinvolto anche l’ex senatore di Forza Italia, Marcello Dell’Utri, che sta scontando in carcere una condanna a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa”. E saltano fuori i nomi, anche, di Luca di Montezemolo e dell’imprenditore Giuseppe Donaldo Nicosia, latitante, coinvolto in un’inchiesta per truffa con Marcello dell’Utri. Oltre a quello del pilota Jarno Trulli.
Tra i grandi nomi a livello globale
Petro Poroshenko, presidente dell’Ucraina
Mauricio Macri, presidente dell’Argentina
Hamad bin Jassim bin Jaber Al Thani, ex premier del Qatar
Khalifa bin Zayed bin Sultan Al Nahyan, presidente degli Emirati arabi uniti ed emiro di Abu Dhabi
Ahmad Ali al-Mirghani, presidente del Sudan
Pavlo Lazarenko, ex primo ministro dell’Ucraina
Davíð Gunnlaugsson, primo ministro dell’Islanda
Ayad Allawi, ex premier dell’Iraq
Ali Abu al Ragheb, ex primo ministro della Giordania
Sheikh Hamad bin Khalifa Al Thani, ex emiro del Qatar
Salman bin Abdulaziz bin Abdulrahman Al Saud, re dell’Arabia saudita
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A Wall Street si apre una settimana in ribasso dopo il rally post-elettorale. Jerome Powell, presidente della Federal Reserve, ha dichiarato che non c’è fretta di ridurre i tassi di interesse, mentre l’inflazione persiste. Con la prossima riunione della Fed in vista, le probabilità di un ulteriore taglio dei tassi sono diminuite. Gli indici Dow Jones, S&P 500 e Nasdaq aprono tutti in calo, mentre il prezzo del petrolio Wti scende.
Le vendite al dettaglio negli Stati Uniti hanno registrato un incremento dello 0,4% a ottobre, raggiungendo i 718,9 miliardi di dollari. Questo risultato ha superato le attese che erano di un +0,3%, consolidando un aumento del 2,8% rispetto allo scorso anno. Escludendo veicoli e carburanti, la crescita è stata dello 0,1%.
Le borse della Cina continentale chiudono in calo per il secondo giorno consecutivo, con investitori incerti sull’efficacia delle recenti misure di stimolo economico di Pechino. Nonostante le vendite al dettaglio siano aumentate del 4,8% a ottobre, la produzione industriale ha deluso le aspettative, crescendo solo del 5,3%.