ROMA (WSI) – Aumento della pressione fiscale in Italia, rispetto alle stime. Nel 2015, stando ai dati resi noti dall’ l’Istat, la pressione fiscale è scesa al 43,5%, in calo di 0,1 punti su base annua ma, rispetto alla stima precedente, la stessa ha segnato un rialzo di 0,2 punti: lo stesso istituto ha spiegato che la correzione è dovuta alle operazioni con cui alla fine, a discapito dei risparmiatori, sono state salvate dal crac imminente le quattro banche Banca Etruria, CariFerrara, CariChieti, Banca Marche.
Come ha pesato il decreto salva banche sul fisco italiano? Secondo l’Istat, la correlazione si spiega con il fatto che le risorse che sono confluite nel Fondo Nazionale di Risoluzione da parte delle banche italiane (per un valore di 2,3 miliardi di euro circa) sono state registrate nell’ambito delle imposte indirette (nello specifico “altre imposte sulla produzione”), e i fondi che il Fondo ha trasferito al fine di coprire le perdite delle banche commissariate (pari a circa 1,7 miliardi) sono stati contabilizzati all’interno delle uscite in conto capitale.
La revisione delle entrate conseguente ha portato l’Istat a rivedere la pressione fiscale al rialzo di 0,2 punti percentuali.
Immediata la reazione delle opposizioni. Così in una nota Deborah Bergamini, responsabile Comunicazione di Forza Italia:
“Dopo i dati Istat sulla pressione fiscale, lo scandalo bancario che investe il Governo, perché di scandalo vero e proprio si deve parlare, è ormai chiarissimo (.. ) Il Governo ha ingannato due volte i cittadini: la prima volta facendo perdere tutti i loro investimenti ai piccoli risparmiatori dei 4 istituti di credito oggetto del salva-banche e la seconda volta facendo pagare, innalzando le tasse a tutti i contribuenti, gli errori, con colpa o dolo lo stabilirà la magistratura, compiuti dai cda delle 4 banche fallite. Ora capiamo ancora meglio perché il Pd sta boicottando la richiesta di Forza Italia di istituire una commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche e perché il Governo ha fatto scadere a marzo i termini senza emanare i decreti per stabilire le modalità di risarcimento ai risparmiatori truffati”.
Un altro esponente di Forza Italia, il deputato Luca Squeri ha twittato: 2015: pressione fisco giù ‘addirittura’ di 0,1% a 43,5%. Zavorra per famiglie e imprese. Taglio tasse altra bufala di Renzi ‘il bomba’. #Istat”.
Mentre il quotidiano Il Tempo ha scritto su Twitter:
“La cura Renzi non funziona. Le tasse in Italia non scendono“.
A prendere la parola anche il deputato Nuccio Altieri, esponente di Conservatori e riformisti (Cor):
“La pressione fiscale 2015 è al 43,5%. L’Istat dice: 0,1 in meno dell’anno scorso, 0,2 in più delle stime. Quindi? Quindi niente, zero. Renzi bocciato e, speriamo, presto a casa. Era stato lui a dare il benservito a Enrico Letta accusato di immobilismo ma nella partita economica, la sola realmente decisiva per il destino del Paese, le chiacchiere di Renzi si infrangono sistematicamente sui rilevamenti degli istituti, nazionali e internazionali. Sul piano economico Renzi è più fermo di Enrico Letta“.
Ancora Altieri:
“Uno Stato sanguisuga che preleva il 50% delle risorse ai cittadini è solo una zavorra per un Paese sempre più ingessato. Il capo del governo fa le gite all’estero: ci fa piacere che abbia visitato il Nevada o il Sud America ma che favole va raccontando? Non siamo competitivi con l’estero: In Inghilterra e in Polonia il sistema di tassazione diretta è pari al 20-25%, inferiore a quello italiano di oltre la metà. Con Renzi il segno economico positivo è solo sull’aumento delle tasse: così non si va da nessuna parte. Basta insomma con la ricetta economica renziana articolata in mancette elettorali da 80 o 500 euro ma alla fine sintetizzata in spreca, spendi e tassa (…) L’aliquota unica al 20-25%, è il collante su cui le forze alternative a Renzi devono trovare il punto di convergenza per costruire una chiara e credibile alternativa di governo. Noi da sempre ci siamo”.