Il mercato ha penalizzato in modo molto deciso i titoli Pirelli e Olivetti nel primo giorno di contrattazione dopo l’annuncio dell’operazione con cui il gruppo milanese ha assunto il controllo della holding telefonica.
Pirelli ha perso il 15,5% a €2,59 e Olivetti ha ceduto il 16,2% a €1,95.
Pirelli ha ceduto perché da gruppo industriale con molta liquidità è diventato una holding di partecipazioni e il mercato normalmente valuta le holding circa il 30% in meno del valore delle loro partecipazioni. Il titolo Pirelli è calato anche perché Marco Tronchetti Provera, che sostituirà Roberto Colaninno ai vertici di Olivetti e Telecom Italia ha comprato il controllo di Olivetti senza prima guardarne i conti o preparare un piano industriale.
Olivetti invece è crollata perché gli investitori che speravano in un’Opa o che l’acquirente comprasse le azioni sul mercato sono rimasti delusi e hanno venduto. Infatti Pirelli e gli alleati Benetton hanno comprato il 23% di Olivetti posseduto da Bell, la holding di Colaninno e amici, pagando un premio dell’80% rispetto al valore delle azioni Olivetti in borsa.
Una manovra legale ma fuori dal mercato che aumenta il sospetto degli investitori e allontana ancora di più gli investitori stranieri che già stanno abbandonando Piazza Affari per comprare azioni a Londra o Parigi dove c’è più trasparenza.
I favori non si sono limitati agli azionisti di Bell. Anche AEM (+3,2%) e eBiscom (+9,4%) sono legate alla vicenda Pirelli/Olivetti visto che Telecom Italia si è accordata con Fastweb, la controllata di AEM e eBiscom, per un progetto sulle fibre ottiche proprio venerdì scorso. Pirelli ha una partecipazione in eBiscom.
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Si parla anche di una possibile acquisizione del consorzio Blu da parte di Telecom per permettere ai Benetton, che hanno il 41% di Blu, di sbarazzarsi di quell’investimento fallito dopo che il consorzio si è ritirato dall’asta per le licenze UMTS italiane.
Il crollo di Olivetti e Pirelli non ha stupito gli analisti.
“Non mi stupisce che a perdere siano proprio questi due titoli – dice a Wall Street Italia Federico Schmid, di Bnp Paribas – Olivetti ha perso l’appeal speculativo ed è affossata anche dalla prospettiva di un possibile aumento di capitale; Pirelli è il gruppo che deve sborsare denaro, e tanto, per l’acquisizione. Il numero uno Marco Tronchetti Provera ha fatto sapere che Pirelli emetterà bond per €2 miliardi”.
Dal punto di vista tecnico Pirelli è “il titolo, tra i due, da preferire: lo comprerei senza fretta – dice a Wall Street Italia Cristina Peccati, analista tecnica di Centrosim – ha un primo supporto molto importante, statico e di lungo periodo, a €2,50; se dovesse romperlo al ribasso, il suo destino sarebbe intorno a quota €2,20”.
L’analista vede tra i €2,50 e i €2,60 un livello appetibile per l’acquisto. La prima resistenza è a €2,88; successivamente, a €3.
“Dal punto di vista dei fondamentali – afferma un altro analista di una Sim italiana – Pirelli dopo questa operazione dovrebbe valere un euro in meno: di fatto, ha comprato a €4,20 qualcosa il cui valore è intorno a €2,20”.
L’impatto è diverso invece per le due controllate, Telecom Italia (+0,7%) e TIM (2,9%). Le due società non potranno che beneficiare dal cambio dei vertici perché se ne va l’effetto Colaninno che teneva lontani gli investitori stranieri, sopratutto i fondi USA, e arriva invece Tronchetti Provera, le cui capacità manageriali sono apprezzate dal mercato.
Schmid osserva che le capacità manageriali di Tronchetti Provera, oltre che la sua vicinanza alla famiglia Agnelli, possono dare quella marcia in più a un gruppo che, come ricorda anche Peccati, “all’estero finora era malvisto proprio per il suo vertice”.
Dal punto di vista tecnico, queste sono le indicazioni per i titoli Telecom Italia e Tim.
La prima ha una resistenza a €11,18, che poi è il massimo toccato nella giornata odierna. “Nel breve può arrivare a €11,60 – dice l’analista tecnica – il consiglio è di vendere a €11,50”.
La seconda: “direi che a €6,50 può considerarsi arrivata, oltre i €6,60 per ora non la vedo”.
Il passaggio di mano di Telecom rappresenta il secondo cambio di proprietà per il colosso delle telecomunicazioni in due anni, dopo la scalata lanciata nel febbraio 1999 da Roberto Colaninno. Ed è anche il secondo terremoto a Piazza Affari dopo la scalata a Montedison e Edison da parte di Fiat da quando è cambiato l’inquilino di Palazzo Chigi. Come sempre, i salotti della finanza e della politica si intrecciano, mentre il mercato rimane fuori a guardare – e ad agire solo quando ormai tutto è già fatto.
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