La Commissione europea ha presentato un “piano d’azione” per dare vita a un area comune per l’Imposta sul valore aggiunto (Iva), l’obiettivo delineato da Bruxelles è quello di porre un freno alle distorsioni fra tassazioni poco omogenee.
Nei prossimi due anni le transazioni transnazionali fra Paesi membri saranno oggetto dell’attenzione della Commissione che, oltre all’area comune per l’Iva punterà riformare le aliquote e ad approvare alcune misure anti frode. Nel comunicato viene indicato come ciascun membro dell’Unione potrà reclamare fino a 40 miliardi di euro di entrate Iva mancate, nel quadro di tale piano anti-frode.
Nel 2013 la differenza tra le entrate previste relative all’Iva e quelle effettive si è attestata, secondo quanto fa sapere la Commissione Ue a 170 miliardi di euro, pari al 15,2% delle entrate attese per l’imposta; le frodi transfrontaliere, da sole, costano circa 50 miliardi di euro all’anno nell’Ue28.
“E’ tempo di riavere indietro questi soldi”, ha dichiarato il commissario europeo per gli Affari economici, Pierre Moscovici, “Siamo propensi anche a offrire agli stati membri più autonomia nel definire le loro aliquote Iva ridotte”, fintantoché “non generano distorsioni fiscali”.
Nello specifico, il sistema attuale prevede che l’Iva sia pagata allo stato nel quale i beni o servizi sono vendute, esente è invece quella degli esportatori. Il nuovo sistema renderebbe responsabili, al contrario, i Paesi esportatori della riscossione dell’imposta con le aliquote previste dallo stato nel quale la vendita viene effettuata, con una conseguente riduzioni nelle frodi pari all’80%, secondo la Commissione Ue.
Le regole fiscali europee non possono essere deliberate dal Parlamento, che in tale materia ha solo una funzione consultiva: ogni Paese membro deve aderire all’unanimità perché i cambiamenti siano posti in essere.