GINEVRA (WSI) – La Svizzera si prepara a indire un referendum che fa già tremare le banche in quanto sancirebbe il ritorno al sistema monetario classico. L’esito del voto popolare nella nazione dove vige una democrazia diretta, dipenderà molto da come le domande del quesito referendario saranno poste, chiaramente.
I primi numeri sono sorprendenti. Quasi 111 mila cittadini del piccolo stato al di là delle Alpi hanno firmato la petizione in cui a fine del 2015 il popolo elvetico ha chiesto e ottenuto di indire il referendum. L’obiettivo dell’iniziativa è di mettere al bando per sempre la possibilità delle banche commerciali private di creare moneta e banconote dal nulla.
Per decenni il problema del sistema delle riserve è rimasto un argomento tabù ed è pertanto difficile immaginare come il popolo svizzero, pur essendo solitamente responsabile dal punto di vista civile e abituato a informarsi sulle questioni su cui votare, possa capire veramente la profondità e importanza della questione.
Persino i giornalisti e qualche analista non riescono a capire fino in fondo la vera importanza del quesito referendario. Alcuni pensano erroneamente che il referendum si limiti a offrire una scelta tra un sistema senza contanti e uno con l’utilizzo di banconote. Altri pensano che si tratti di coprire il denaro con montagne di oro o materie prime.
Nel voto popolare sull’innalzamento delle riserve auree della banca centrale la Repubblica federale elvetica ha detto no, respingendo l’idea dei promotori del Si, secondo cui si presentava una tale necessità .
Tuttavia nei commenti sull’esito del referendum sull’oro, molti politologi hanno fatto notare come gli svizzeri non abbiano probabilmente capito a fondo la questione e cosa c’era veramente in ballo. Lo stesso rischia di accadere con il prossimo referendum che fa già tremare le banche.
Il referendum propone di vietare alle banche private di creare banconote e monete (la cosiddetta moneta legale, scoperta da riserve di altri materiali, e quindi priva di valore intrinseco). Solo la banca centrale ne avrà il diritto. La campagna è stata promossa dal movimento per il Denaro Sovrano Svizzero (Vollgeld), il cui obiettivo è quello di ridurre le speculazioni finanziarie.
Ridurre drasticamente rischi di nuove crisi
Le banche tornerebbero a essere intermediari finanziari nel senso più tradizionale del termine. Si occuperebbero quindi unicamente di parcheggiare e accogliere denaro nei loro forzieri e conti correnti, per riversarlo nell’economia reale nella forma di prestiti e investimenti.
Ad avere il controllo vero e proprio del denaro in circolazione sarebbe di conseguenza solo la banca centrale. In questo modo i rischi di squilibri commerciali o economici e quelli di scoppio di nuove crisi finanziarie si ridurrebbero notevolmente. Infatti, le banche private non avrebbero piĂą il diritto di creare i loro propri fondi creditizi.
Allo stesso tempo, nuovi problemi si presenterebbero. Cosa ne sarà dell’immensa offerta di moneta già creata dalle banche commerciali private svizzere? Non si può cancellare da un giorno all’altro, dal momento che sta alimentando le economie di tutto il mondo.
Inoltre, la riforma monetaria svizzera va contro il trend prevalente secondo cui non solo le banche private ma anche la banca centrale di aumentare l’offerta di denaro nel sistema. Come si è visto con le manovre di stimolo monetario straordinario varate da Federal Reserve, Bank of England, Banca del Giappone e Bce. Stiamo parlando dei noti programmi di acquisto di asset finanziari, i piani di Quantitative Easing, ossia droghe e bazooka monetari che finiscono per distorcere i mercati e creare assuefazione tra gli investitori.
L’ideale, insomma, sarebbe arrivare a una riforma monetaria più graduale, che minimizzi i rischi di fallimenti societari e incrementi dei livelli di disoccupazione. Una riforma radicale finirebbe per rovinare i piani dei banchieri e oligarchi del mondo finanziario che sognano di introdurre sistemi di pagamento senza contanti, per poter monitorare e controllare le transazioni dei cittadini, imponendo al contempo tassi di interessi sempre più negativi.
I sistemi senza cash si basano sugli stessi schemi monetari che i promotori del referendum svizzero vogliono ostacolare.