Economia

La lettera di 300 economisti: “Abolite paradisi fiscali, sono a uso dei potenti”

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LONDRA (WSI) –  Gli effetti dello scandalo Panama Papers continuano a farsi sentire e in vista del prossimo summit internazionale contro la corruzione e il riciclaggio di denaro, in programma a Londra, oltre 300 grandi economisti mondiali hanno indirizzato una lettera a David Cameron, primo ministro britannico e altri leader mondiali che parteciperanno al summit.

Nella missiva i grandi economisti chiedono a gran voce ai potenti della terra di abolire i paradisi fiscali sulla base della convinzione che l’evasione fiscale indebolisce sia le economie avanzate che quelle in via di sviluppo e al contempo accresce l’ineguaglianza.

Tra i firmatari Thomas Piketty, autore del best-seller “Il capitale nel 21esimo secolo”, Jeffrey Sachs, direttore dell’Earth Institute alla Columbia University e consigliere del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, il premio Nobel Angus Deaton, Olivier Blanchard, l’ex-capo economista del Fondo Monetario Internazionale, Ha-Joon Chang della Cambridge University e Nora Lustig della Tula University.

Nella missiva viene citato il grande economista Adam Smith, secondo cui “i ricchi devono contribuire alla spesa pubblica in proporzione alla loro ricchezza e anche più che in proporzione ad essa”, per affermare che “non esiste una giustificazione economica per permettere che i paradisi fiscali continuino a esistere”.

Jeffrey Sachs, direttore dell’Earth Institute alla Columbia University e consigliere del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, uno dei firmatari la missiva, nel corso di un’intervista alla Bbc ha affermato:

“I paradisi fiscali sono semplicemente strumenti per corruzione, evasione, illegalità di massa e altre frodi” e che spetta a Gran Bretagna e Stati Uniti prendere l’iniziativa per mettere fine alla loro esistenza. Se Usa, Regno Unito e Unione Europea decidessero giovedì alla conferenza di Londra che quel che è troppo è troppo, potrebbe esserci un cambiamento fenomenale in un breve periodo di tempo”.

Ma sulla buona riuscita del summit in merito all’abolizione dei paradisi fiscali lo stesso economista mostra un certo scetticismo.

“Questo sistema esiste a vantaggio dei ricchi e dei potenti e i politici non vogliono fare molto perché i loro finanziatori, nella City come a Wall Street, combattono duramente per mantenere queste scappatoie aperte”.