MILANO (WSI) – Il rally messo a segno dai prezzi del petrolio si interrompe prima dell’avvio delle contrattazioni di Wall Street, mettendo uno stop agli acquisti sull’azionario globale. Venendo a mancare questo appiglio, il trend di Borsa Milano è peggiorato nettamente. Dopo aver visto l’indice Ftse Mib salire oltre +1%, gli investitori hanno assistito a un brusco dietrofront.
L’indice delle blue chip ha perso un punto e mezzo percentuale circa, zavorrato dai cali notevoli degli istituti popolari e FCA. Morgan Stanley, che ha Intesa Sanpaolo come top pick, ha avvertito che i piani di riduzione dei costi di Banco Popolare e Pop Molano sono “insufficienti a coprire il costo del capitale proprio nel medio termine dopo l’erosione dei ricavi vista negli ultimi due trimestri”.
Proprio BP e BPM – con le novità sulla loro fusione – avevano consentito ieri a Piazza Affari di riscattarsi sul finale. I consigli di amministrazione dei due istituti hanno dato il via libera al piano 2016-2019 della terza banca in Italia, fissando target che, per il 2019, implicano il raggiungimento di utili netti, su base normalizzata, di 1,1 miliardi di euro. L’utile pre accantonamenti è atteso a 2,2 miliardi a fine periodo, con una crescita media annua del +3,1%. La nota parla di una “politica di dividendi remunerativa”, con un pay-out target del 40%.
Il numero uno di Banco Popolare, Pierfrancesco Saviotti, ha affermato che l’aumento di capitale da un miliardo di euro dell’istituto, necessario per la fusione con BPM, potrebbe partire entro la fine di maggio, per poi chiudersi entro metà giugno. Il piano prevede inoltre che la creazione di “una nuova unità dedicata alla gestione e al recupero delle sofferenze parallelamente alla definizione di un chiaro piano di riduzione di queste ultime realizzando cessioni per almeno 8 miliardi di euro, garantirà una forte attenzione al profilo di qualità del credito del nuovo gruppo”. L’Ad di Bpm Giuseppe Castagna ha reso noto che la cessione delle sofferenze potrà arrivare anche “fino a 10 miliardi di euro”.
Osservata speciale è anche Unicredit, dopo alcune indiscrezioni, secondo cui i maggiori azionisti avrebbero dato un mandato al presidente per esplorare diverse opzioni di governance, tra cui la sostituzione dello stesso attuale amministratore delegato, Federico Ghizzoni, dopo che il titolo ha perso -50% in sei mesi. Dopo un iniziale appeal speculativo che ha scatenato rialzi anche superiori a +3%, le quotazioni di Unicredit ritracciano.
Riguardo agli altri mercati, oro sotto pressione, e oscilla attorno a $1.276 l’oncia. Sul mercato dei titoli di stato, occhio allo spread BTP-Bund, che si aggira attorno a 138 punti base, in lieve calo, e ai tassi sui BTP, che scendono all’1,54% circa. Sul valutario, l’euro poco mosso sopra $1,13.
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