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Dove e come si possono trovare rendimenti elevati

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NEW YORK (WSI) – Da tempo ormai tutti gli investitori, istituzionali e retail, hanno sottopesato in massa i mercati emergenti, una regione che è in grado di offrire rendimenti elevati mentre in Europa, Giappone e Stati Uniti i tassi sono vicini se non sotto lo zero in alcuni casi.

Ecco allora perché quella dei paesi in via di Sviluppo è una classe che, trascurata negli ultimi mesi, nel 2016 potrebbe diventare invece un obiettivo da prendere in seria considerazione. A dirlo è il broker Amundi in un rapporto intitolato “Mercati emergenti, tema dominante del 2016“.

Essendo nettamente sottopesati nei portafogli internazionali, le valutazioni presentano punti d’ingresso interessanti e con le scelte giuste si potranno ottenere ritorni da investimento molto buoni.

Quattro prerequisiti perché investimento abbia successo

Il primo requisito è che la politica della Federal Reserve rimanga accomodante. Quando sono iniziate a circolare le prime voci che il QE stava per concludersi e quando la Fed ha annunciato che avrebbe incominciato un ciclo di di rialzo dei tassi, sono iniziati i primi momenti difficili e ribassi nel mercato degli emergenti, che fortemente dipende dai tassi americani.

Per contro, le banche centrali (BCE, BoJ, PBoC e Fed) dovrebbero continuare a iniettare liquidità, il che rappresenta un fattore favorevole per le classi di attivi dei Paesi emergenti e per gli attivi rischiosi.

Il secondo prerequisito riguarda la Cina. I timori sulla crescita e sullo yuan sono esagerati e un messaggio favorevole verrebbe da una stabilizzazione della crescita e/o un ridimensionamento dei timori riguardo alla seconda potenza economica mondiale e allo yuan (come nel caso attuale). La PBOC ha deciso di gestire la stabilità dello yuan rispetto a un paniere di valute; finora sembra essere una strategia piuttosto efficace. 

Come terzo prerequisito Amundi indica il fatto che i prezzi del petrolio e delle materie non diminuiscano ulteriormente e inizino anzi a recuperare terreno. Tre sono i messaggi positivi che dovrebbero arrivare:

  • L’impatto negativo del contro-choc petrolifero è sovrastimato. Ovvero, gli effetti positivi sono superiori a quanto si pensi.
  • Gran parte dei cali riguardano l’offerta e non la domanda;
  • Il calo dei prezzi delle materie prime dovrebbe arrestarsi presto.

Quarto e ultimo prerequisito: la crescita mondiale non rallenterà ulteriormente. La crescita mondiale dovrebbe aggirarsi attorno al 3% sia nel 2016, sia nel 2017, e non sono previsti ulteriori rallentamenti o recessioni. Russia e Brasile (in una fase successiva) dovrebbero uscire gradualmente dallo stato di crisi e si prevede un miglioramento progressivo della crescita del PIL nei Paesi emergenti.

Se questi prerequisiti si avvereranno, i mercati azionari e obbligazionari dei Paesi emergenti dovrebbero riprendersi nel torneranno a splendere.

L’approccio da tenere per scegliere come investire

Dopo diversi studi per classificare i paesi emergenti, due in particolare meritano particolare attenzione secondo Amundi. L’approccio principale della casa di investimento si caratterizza per una classificazione “factor-investing” secondo cui:

  • un punteggio permette di classificare i Paesi analizzati in base a diversi criteri: crescita, inflazione/deflazione, vulnerabilità finanziaria;
  • un’analisi statistica basata sulla prossimità economica permette poi di riunire i Paesi
    in gruppi omogenei con fattori in comune.

L’originalità dell’approccio sta nel superare le logiche del benchmark, della zona e della
regione di appartenenza.

“Dal 2014, dice nel report Amundi, “per quanto riguarda il nostro approccio relative value, consigliamo di investire nei Paesi che hanno una crescita autonoma, nei Paesi consumatori di materie Prime, nei Paesi con una bassa vulnerabilità esterna e, se possibile, nei Paesi con una divisa sottovalutata. In questa fase ha senso monitorare da vicino i Paesi produttori di materie prime, finora penalizzati e con una divisa fortemente sottovalutata”.

Il contesto internazionale consente agli investitori di riprendere gradualmente a
investire nelle classi di attivi dei mercati emergenti e di fare attenzione alle loro attuali
valorizzazioni. L’analisi di Amundi si conclude con quattro raccomandazioni:

  1. fare attenzione ai flussi di capitale che si stanno dirigendo di nuovo verso i Paesi
    emergenti e che possono essere molto importanti vista la sottoponderazione
    massiccia delle classi di attivi dei Paesi emergenti nei portafogli internazionali;
  2. fare attenzione al posizionamento dei portafogli internazionali
  3. essere positivi nei confronti di tutte le classi di attivi dei Paesi emergenti:
    obbligazioni (sia in valuta locale, sia in valuta forte), azioni e valute;
  4. rimanere selettivi e reattivi: i Paesi emergenti non possono essere considerati un
    blocco, e alcuni di essi presentano dei rischi specificii, com’è il caso del Brasile
    (vedere l’apposito articolo di approfondimento).