ROMA (WSI) – Mentre in queste ore si sta decidendo la forchetta di prezzo per l’aumento di capitale di Veneto Banca che potrebbe decidere i destini della quotazione in borsa dell’istituto territoriale c’è già chi scomoda i paragoni più ingombranti fra le disfatte per gli azionisti italiani. Messe assieme le perdite di Veneto Banca e di Popolare di Vicenza superano quelle della Parmalat, denunciano Federconsumatori e Adusbef:
“Il doppio dissesto della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca dell’ex padre-padrone Vincenzo Consoli sarà di almeno di 18,9 miliardi di euro, a danno di 210.000 mila azionisti tra azzeramento del valore delle azioni (10 miliardi), perdite negli ultimi tre anni (per 4 miliardi), aumenti di capitale (4,9 miliardi)”, affermano i presidenti delle associazioni, Elio Iannutti e Rosario Trefiletti, “gli effetti collaterali della mala gestione delle due banche venete, una delle quali, la BpVi, era considerata la banca di riferimento per tutte le operazioni di sistema della Banca d’Italia, sono ricaduti sulle spalle dei 210 mila azionisti complessivi degli istituti di credito, che hanno perso oltre il 99,7% dei loro investimenti”.
Sono 18,9 miliardi di euro di perdite, sottolinea Adusbef, che superano ampiamente quelle del crac Parmalat, da 14 miliardi; “se le Autorità vigilanti che erano state interessate già nel 2008 dalle denunce Adusbef avessero fatto il loro dovere non ci sarebbero stati tali comportamenti fraudolenti”, in grado di produrre i buchi degli anni successivi.
Nel frattempo le prospettive di una quotazione in borsa per Veneto Banca sono abbastanza lontane secondo gli analisti, per i quali lo scenario più probabile si avvicinerà a quello già sperimentato da Pop Vicenza: la sottoscrizione retail difficilmente raggiungerà il 25% del miliardo di aumento di capitale, necessaria per il via libera alla quotazione da parte della Consob. In tal caso interverrà anche qui il fondo Atlante che vedrà sotto il suo controllo entrambe le banche territoriali venete, con la possibilità di operare una fusione tra le due che eliminerà le sovrapposizioni territoriali con gli inevitabili tagli che ne conseguiranno.
Per il momento ad aver pagato il conto più caro sono gli azionisti delle due banche, anche se un spiraglio di luce viene aperto dall’avvocato Matteo Moschini del Movimento Difesa del Cittadino di Treviso, secondo il quale “la stragrande maggioranza dei contratti stipulati tra tali banche e gli investitori sono affetti da molteplici, gravi e macroscopici vizi. In moltissimi casi, le azioni sono state vendute a cittadini non diplomati né tantomeno laureati, del tutto privi della benché minima educazione finanziaria e, pertanto, non in grado di comprendere i termini ed i rischi dell’operazione consistente nell’investimento dei propri risparmi in titoli azionari”.
Pertanto “è opportuno che tutti coloro che si trovano in tale condizione si attivino in quanto hanno buone possibilità di ottenere il risarcimento dei danni subiti. Tutti coloro che intendono ottenere il risarcimento dei danni possono rivolgersi alle nostre sedi sul territorio veneto”.