ROMA (WSI) – Tre le banche oggi attenzionate, le “tre piccole spine di Bankitalia” come titola un articolo de Il Giornale: Cassa di risparmio di San Miniato in Toscana, quella di Rimini e quella di Cesena, per cui servono in totale 300 milioni di euro.
Tutte e tre infatti sono chiamate ad un rafforzamento patrimoniale e devono chiedere al mercato tra 250 e 300 milioni di euro. Da qui parte il toto-nomi: chi metterà a disposizione tali risorse? Sembra che il contributo più atteso sia quello del Fitd, il Fondo interbancario di tutela dei depositi. Ma le tre casse di risparmio come sono arrivate a questa situazione? E, soprattutto, che cosa rischiano i risparmiatori, in un contesto in cui sono diventate ormai operative in Italia dall’inizio dell’anno le norme sul bail-in?
Secondo quanto si legge nell’articolo de Il Giornale, la Banca di San Miniato ha chiuso il 2015 con una perdita pari a 76,6 milioni e da qui due sfide da realizzare: da una parte aggiornare il piano industriale e dall’altra aumentare il capitale fino a 55 milioni di euro. Bankitalia ha eseguito un’ispezione da cui la Cassa di Risparmio di San Miniato ha dovuto svalutare 103 milioni di crediti e rettificare per 22,5 milioni della partecipazione detenuto nella Cassa di risparmio di Volterra.
Per la Cassa di Risparmio di Rimini il problema sono i 30 milioni di costi , di cui 73 milioni di rettifiche su crediti e 4,6 milioni di oneri per il salvataggio delle quattro banche. Nel capitale della banca riminese infatti c’è un istituto noto alle cronache finanziarie recenti, ossia la nuova Banca Etruria.
“Nel verbale dell’assemblea di aprile si legge, inoltre, che le sofferenze al 30 settembre 2012 (quando è terminato il commissariamento iniziato nel 2010), erano pari a 250 milioni di euro coperti dal fondo rischi al 45,6 per cento. Oggi, i milioni di euro sono diventati 590, coperti (pur essendo più del doppio) per il 57,7%. I crediti deteriorati erano 640 milioni coperti al 28,2% e oggi sono 920 coperti al 44,6%. Tradotto: tutti i ricavi del periodo sono stati utilizzati per aumentare i fondi rischi: erano 180 milioni al 30 settembre e oggi sono 411 milioni. Morale: serve un aumento da 100 milioni nel giro di due anni, ma 40 vanno reperiti entro l’estate”.
Infine la Cassa di Risparmio di Cesena: l’8 giugno è la data ultima per l’approvazione del bilancio, del piano industriale 2020 e dell’aumento di capitale. Ma nel caso della cassa romagnola sono da segnalare buone notizie.
“La cassa romagnola ha già incassato la disponibilità del Fondo Interbancario che è pronto a sottoscrivere, anche integralmente, la ricapitalizzazione stimata fra i 100 e i 150 milioni”.