ROMA (WSI) – Mancano pochi giorni alle elezioni amministrative di domenica 5 giugno e le dichiarazioni dei politici italiani infuocate già da un bel pezzo. Da parte sua, il governo Renzi ricorda agli italiani i progressi che l’Italia ha compiuto e nell’arco di poche ore prende due decisioni:
- rimanda la decisione relativa alla stretta sui voucher.
- promette mari e monti agli italiani, non escludendo un taglio dell’Irpef già nel 2017.
Riguardo alla stretta sui voucher, tutti si aspettavano qualche novità per la serata di ieri. D’altronde, il Consiglio dei Ministri si era riunito alle 17. Nulla di fatto. Il tutto è stato rimandato.
Una questione troppo delicata da affrontare prima della prova del voto di domenica? D’altronde l’opposizione ha affilato le armi ieri, soprattutto dopo i dati relativi alla disoccupazione, salita ad aprile. Tanto che, in una nota, il gruppo del M5S alla Camera aveva così commentato, facendo riferimento in modo chiaro al capitolo voucher:
“Nonostante i 12 miliardi che in proiezione serviranno per gli sgravi contributivi e il maquillage sui dati legato al boom dei voucher, i numeri Istat sull’occupazione sono a dir poco desolanti”.
Ma in realtà non c’era bisogno neanche che parlasse l’opposizione, dal momento che lo stesso presidente dell’INPS Tito Boeri definisci i voucher lavoro “la nuova frontiera del precariato“, che contribuiscono a mascherare il lavoro nero.
La scelta di Renzi di rinviare al prossimo Consiglio dei Ministri il decreto correttivo del Jobs Act, in merito alla questione dei voucher, sarebbe stata dettata semplicemente…dalla paura. Paura di nuove polemiche sia da parte dei sindacati che dei politici, almeno stando a quanto riportato dal Corriere della Sera e Il Sole 24 Ore. Non fare nulla, insomma, sarebbe stato meglio che fare qualcosa di rischioso, soprattutto in vista dell’appuntamento delle elezioni.
Oggi, perbocca del ministro dell’economia Pier Carlo Padoan, sono arrivate inoltre nuove promesse:
“Non escluso niente” e dunque neanche la possibilità di un taglio dell’Irpef già nel 2017. In un’intervista rilasciata a Sky Tg24 Padoan ha detto che, riguardo alla legge di Stabilità, il governo non ha “preconcetti ma solo alcuni principi guida”. Così come rimane sul tavolo l’opzione di erogare il bonus degli 80 euro anche ai pensionati. Anche se qui, c’è almeno un po’ di realismo: “Ci sono spazi ma non sono infiniti”, pur non mancando i toni autocelebrativi: “Siamo uno dei paesi più virtuosi in Europa sui conti pubblici ma non dobbiamo dimenticare che siamo un paese ad alto debito anche se ha iniziato il percorso di discesa”.
Sul taglio di un’altra tassa, l’Ires, e i 15 miliardi che servono per fermare le clausole di salvaguardia, Padoan ha detto:
“Noi ci impegnamo a tagliare le tasse che già sono state deliberate nella legge di Stabilità dell’anno precedente e a disinnescare le clausole di salvaguardia in un contesto nel quale l’obiettivo di finanza pubblica è quello di continuare a ridurre il deficit e insistere sulla caduta del debito rispetto al pil”.
In generale, l’ennesima promessa c’è stata:
“Certamente continueremo a tagliare le tasse per le imprese, il lavoro e le famiglie”.
In realtà il governo Renzi oggi ha potuto tirare un sospiro di sollievo (piuttosto flebile, in ogni caso). Le previsioni snocciolate dall’Ocse, nell’Economic Outlook diffuso oggi, non hanno invitato certo all’ottimismo, visti i non pochi alert sulle sfide a cui fa fronte l’economia globale. Detto questo, una nota positiva ha visto protagonista il Pil dell’Eurozona, il cui outlook è stato rivisto al rialzo; e un’altra nota positiva è stata la fiducia espressa sulla ripresa dell’Italia, se si considerano le previsioni sul rapporto debito-Pil (atteso in calo nel 2017 – comunque a livelli sempre “monstre”, superiore al 131% -) e sul tasso di disoccupazione.
E’ vero che comunque l’Ocse prevede per quest’anno una crescita a un ritmo +1%, meno delle attese del governo. Lo stesso panel ha avvertito poi che sulla testa dell’Italia pende una costante spada di Damocle, che prende il nome di austerità. Austerità che potrebbe acuirsi nel caso in cui si concretizzasse lo spauracchio Brexit
Ma in tempi di campagna elettorale Padoan ha mostrato di non essere neanche troppo preoccupato per il report dell’Ocse, di cui è stato tra l’altro vice segretario generale e anche capo economista:
“Io non sono preoccupato, sono incoraggiato. La crescita sarà più elevata l’anno prossimo. Vuol dire che la crescita accelera (…) Dopo anni di recessione in cui abbiamo perso dieci punti di Pil l’economia italiana ha svoltato. Certo non sono soddisfatto, bisogna fare molto più e il governo continuerà a fare le riforme e a sostenere il taglio delle tasse”.