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Svizzera: reddito di base per ora bocciato, ma è solo questione di tempo

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GINEVRA (WSI) – Alla fine gli svizzeri hanno detto un no sonoro al “reddito di base incondizionato” per tutti da 2.260 euro al mese. La proposta di introdurre un reddito di cittadinanza a vita è stata bocciata dalla maggioranza dei cantoni della Confederazione nel referendum di ieri, domenica 5 giugno 2016. Una bocciatura che non suscita sorprese, visto che già nei sondaggi la proposta non aveva raccolto molte adesioni.

L’iniziativa chiamata “Per un reddito di base incondizionato” è stata bocciata dal 77% dei partecipanti. Il risultato era previsto, ma il giudizio di chi si è recato alle urne sembra all’apparenza senza appello. In Svizzera vige una democrazia diretta e i cittadini sono chiamati a esprimersi su tutte le questioni politiche più importanti, tranne alcune rare eccezioni. Il testo non è passato in nessun cantone e le percentuali di si sono state in media molto basse. Il risultato migliore è stato quello registrato nell’area di Basilea città, dove il 64% dei voti sono stati contrari, mentre il numero di no più alto si è visto ad Appenzello Interno (87,4%).

In compenso i promotori dell’iniziativa hanno il merito di aver fatto da apripista a una questione molto seguita, che riguarda anche l’impatto che le nuove tecnologie avranno sul mondo del lavoro. Come ricorda anche il blogger e geometra Giuseppe Cirillo sul suo sito Hescaton, “la deflazione tecnologica inevitabilmente comporta una riduzione dei posti di lavoro e un aumento della disoccupazione” in un contesto nel quale “sempre più posti di lavoro vengono persi senza essere sostituiti da altri”.

“L’aumento progressivo della disoccupazione e della sottooccupazione ci porta a concludere come assolutamente necessario un reddito di cittadinanza già nel futuro prossimo. Venendo alla situazione svizzera, ovviamente il referendum perde perché la Svizzera è uno degli stati economicamente più forti del mondo e non ha dei grossi problemi di disoccupazione tali da portare alla vittoria di questo referendum”.

Gli oppositori dell’iniziativa nella Confederazione elvetica hanno definito il reddito minimo di base, che consenta a tutti gli adulti di rimanere al di sopra della soglia di povertà, “un’utopia irrealizzabile”. Si sbagliano. Andando a vedere le proposte che circolano in giro per finanziare una simile misura, si scopre che in alcuni casi specifici, e sopratutto in paesi piccoli ed efficienti come la Svizzera, potrebbe invece essere fattibile.

Il vero problema dei promotori del referendum sul reddito di base è stato quello di non aver convinto gli elettori sul tema delle coperture e risorse finanziarie necessarie per finanziare un progetto ambizioso del genere. Un professore dell’Università di Zurigo, Marc Chesney proponeva per esempio un modo per introdurre il salario fisso per tutti senza aumentare le tasse. Anzi, tassare le transazioni finanziarie ed elettroniche dello 0,4%: in questo modo si sarebbero trovati non solo i soldi per finanziare il reddito di cittadinanza (200 miliardi di franchi) bensì anche quelli per abbattere del tutto le tasse e la burocrazia fiscale (altri 200 miliardi) in un paese di poco più di 8 milioni di abitanti, un po’ come l’area metropolitana di New York.

Sostenere il reddito di cittadinanza con altre tasse non è la strada maestra, secondo Cirillo, “soprattutto nel caso svizzero dove sarebbe facilmente sostenibile con la creazione monetaria. Un percorso alternativo, però, ci sarebbe. “La Banca Centrale Svizzera già stampa tantissimo per mantenere il franco basso, se stampasse per coprire interamente il reddito di cittadinanza non ci sarebbero problemi, perché il valore del nuovo denaro si scaricherebbe sul resto del mondo che accetta e vuole il franco come valuta rifugio”.